Fs verso autoproduzione di energia: bando da 130 milioni per 20 impianti fotovoltaici

Prosegue la corsa di Fs verso la transizione energetica, così come previsto dal Piano industriale 2022-2031. Il gruppo ha lanciato un bando di gara europeo per realizzare 20 nuovi impianti fotovoltaici, dal Piemonte alla Sicilia, passando per Toscana, Lazio, Campania e Puglia. Un altro bando sarà lanciato il prossimo autunno, per altri 40 impianti. Entra così nel vivo il programma per la produzione di energia elettrica da fonti green del gruppo Fs Italiane. Il bando, tramite la controllata Ferservizi, ha un valore totale di 130 milioni di euro per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei primi venti “impianti di produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici – come si legge nel bando – da eseguirsi presso le aree di proprietà del Gruppo Fs Italiane limitrofe alle sottostazioni elettriche ferroviarie”.

OBIETTIVO AUTOPRODUZIONE. L’obiettivo è quello dell’autoproduzione perché, come ha ricordato l’ad Luigi Ferraris nel corso di un evento organizzato a Milano da Nicola Porro, “noi come Ferrovie dello Stato movimentiamo il Paese e siamo grandi consumatori di energia, i primi in Italia, con il 2% del consumo nazionale. Abbiamo quindi una grande responsabilità con il fine di contribuire al risparmio energetico”. Il progetto del fotovoltaico, quindi, “ci consentirà di diventare uno dei maggiori produttori di energia rinnovabile”.

INVESTIMENTI DA 1,6 MILIARDI DI EURO. Già dal 2024 il gruppo inizierà a generare energia, grazie ad investimenti che “oltre a produrre un vantaggio aziendale importante, rappresenteranno un beneficio significativo per tutta la collettività”. E nel 2027, secondo il piano, Fs coprirà il 40% del proprio fabbisogno energetico, producendo fino a 2,6 TWh, con un investimento di oltre 1,6 miliardi di euro. Il primo lotto del bando, dal valore di 20 milioni, prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici in tre regioni del nord Italia: Ostiglia e Padova in Veneto, Strassoldo e Pontebba nel Friuli-Venezia Giulia e Chivasso in Piemonte. Il secondo raggruppamento comprende la realizzazione di impianti in quattro regioni del centro-sud, per un valore di 40 milioni: Arezzo e Grosseto (Toscana), Santa Severa (Lazio), Avezzano (Abruzzo), Benevento e Contursi (Campania). Il terzo lotto, sempre da 40 milioni, comprende quattro località della Puglia: Foggia, Brindisi, Nasisi e Lecce. Infine, l’ultimo gruppo di impianti (30 milioni di euro) copre le aree di Cassano allo Ionio, Contesse, Mileto, Saline Joniche (Calabria) e Agira (Sicilia).

Gli impianti saranno tutti connessi ai sottosistemi delle gallerie Anas e alle sottostazioni elettriche di Rfi, quindi la loro produzione immessa direttamente nella rete permetterà di utilizzarla per la trazione dei treni. Fs punta a raggiungere nell’arco del Piano Industriale 2022-2031 una produzione di energia dal fotovoltaico pari a circa il 10% di quella attualmente prodotta in tutta Italia dagli impianti a energia solare offrendo così un contributo concreto alla transizione green del Paese.

Energia, da Consiglio nazionale geologi via libera al decreto ‘Geoscambio’

Lo scorso dicembre si è riunita la ‘Piattaforma Geotermia’, gruppo di lavoro costituito dal Consiglio nazionale dei geologi, che raggruppa Enti di Ricerca, associazioni, ordini professionali che si occupano di Geotermia Nazionale e internazionale. Oggetto del confronto è stato il decreto ministeriale “Geoscambio”, firmato lo scorso 30 settembre dal ministro della Transizione ecologica (pubblicato il 14 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale), un provvedimento salutato con soddisfazione dai componenti della Piattaforma Nazionale Geotermia e che ha lo scopo di normare a livello nazionale il settore delle “piccole utilizzazioni geotermiche” in Italia, con particolare riferimento agli impianti geotermici a circuito chiuso.

Il Decreto era atteso dal 2011 – ha dichiarato in una nota Emanuele Emani, membro del Consiglio nazionale geologi con delega al coordinamento della piattaforma geotermia – quale attuazione del Decreto Legge 2011/28 e della Direttiva Europea DEC 2009/28, ed ha come obiettivo quello di regolamentare l’installazione delle pompe di calore geotermiche. In particolare, risponde alla necessità di semplificare e accelerare il processo autorizzativo, soprattutto in questa fase di forte spinta verso la transizione energetica ed ambientale, nei confronti della geotermia, fonte energetica rinnovabile e programmabile che concorre in modo sostanziale alla diminuzione delle emissioni climalteranti, oltre ad essere strategica in termini di contributo economico, occupazionale e di risparmio ed efficienza energetica”.

Nel testo del decreto ministeriale – evidenzia Emani – viene esplicitata l’importanza e la necessità di una corretta modellazione geologica e idrogeologica, in particolare per sonde oltre i 50 kW, nonché la presenza, in ogni caso, di una direzione dei lavori da parte di un esperto iscritto all’Albo (DPR 328/2001). Diviene quindi di fondamentale importanza la figura del professionista in grado di curare gli aspetti idro-geologici, geotecnici, ambientali e di impatto termico connessi alla realizzazione di un impianto geotermico. Questo strumento rappresenta il primo traguardo importante raggiunto dalla Piattaforma Geotermia, grazie al lavoro e alla costanza di tutti i partecipanti al tavolo coordinati dal Consiglio Nazionale dei Geologi: Aicarr, Airu, Anighp, Anim, Anipa, Anisig, Associazione Acque Sotterranee, Consiglio Nazionale Ingegneri, Consiglio Nazionale Periti Industriali, Cosvig, Enea, Finco, Gse, Rse, Iah Italia, Ugi, Feg, Ispra, Itaca, Ingv e Cnr. L’impegno della Piattaforma e dei suoi componenti continuerà con l’obiettivo di proporre un miglioramento al testo sopracitato, prevedendo un ampliamento degli interventi non contemplati, estendendo la normativa anche agli edifici di nuova costruzione ed infine proponendo linee guida per i sistemi geotermici a circuito aperto”, ha concluso.

Sperduto (Faib): Sciopero benzinai per far prendere coscienza e posizione al governo

E’ fiducioso che il Parlamento possa migliorare il decreto Trasparenza? “Me lo auguro, non fosse altro perché non abbiamo alcuna intenzione di portare avanti uno sciopero fine a se stesso, ma serve fondamentalmente a far prendere coscienza e posizione al governo”. Risponde così il presidente di Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto, ai microfoni di GEA, al termine della conferenza stampa con le altre sigle dei gestori (Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio) che hanno proclamato lo sciopero dei benzinai dalle 19 del 24 gennaio alla stessa ora del 26 gennaio, compresi i distributori self service.

Greta Thunberg attacca Davos: E’ il Forum di chi alimenta la distruzione del pianeta

Al Forum di Davos “sono riunite le persone che alimentano la distruzione del pianeta, quelle che sono al centro della crisi climatica e quelle che investono nei combustibili fossili”, eppure “in qualche modo, sono queste le persone a cui affidiamo la soluzione dei nostri problemi. Anche se hanno dimostrato più volte di non essere in grado di farlo”. Lo ha detto l’attivista per il clima Greta Thunberg durante un evento organizzato a margine dell’incontro del World Economic Forum nella località svizzera. “Sembra – ha aggiunto – che ascoltiamo loro piuttosto che le persone che sono effettivamente colpite dalla crisi climatica, le persone che vivono in prima linea, e questo ci dice quanto sia assurda la situazione”. I big presenti al Forum di Davos, ha detto ancora Greta, “hanno dimostrato più e più volte di dare la priorità all’avidità e ai profitti economici al di sopra delle persone e del pianeta”.

Durante l’incontro, Greta e le altre attiviste per il clima – Vanessa Nakate, Helena Gualinga e Luisa Neubauer, hanno mostrato una lettera inviata ai ceo dei grandi gruppi energetici, con la quale chiedono di “interrompere immediatamente l’apertura di qualsiasi sito di estrazione di petrolio, gas o carbone” e di “smettere di bloccare la transizione verso l’energia pulita di cui abbiamo urgentemente bisogno”. I big dell’energia, hanno spiegato le firmatarie, “da decenni sanno che i combustibili fossili sono la causa dei catastrofici cambiamenti climatici” e “hanno ingannato” i cittadini.

(Photocredit: AFP)

200 milioni contro il caro energia per le famiglie in difficoltà

In arrivo un nuovo contributo contro il caro energia a favore delle famiglie e basso reddito, vengono infatti sbloccati 200 milioni del Fondo Sviluppo e Coesione per alimentare il Fondo nazionale reddito energetico.

Il reddito energetico vede l’impiego di 200 milioni di euro per l’incentivazione dell’utilizzo di pannelli fotovoltaici da installare prevalentemente sui tetti di abitazioni e condomini. L’iniziativa – osserva Maria Vittoria Tonelli, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – è indirizzata soprattutto alle fasce di popolazione meno abbienti, identificate da soglie di reddito”.

I beneficiari hanno l’obbligo di sottoscrivere una convenzione con il GSE, attivando il servizio di scambio sul posto dell’energia prodotta dagli impianti: un meccanismo di compensazione dell’energia prodotta e immessa in rete con quella prelevata e consumata in un momento diverso da quello della produzione. Allo stesso tempo – prosegue Tonelli – gli utenti si impegnano a cedere alla regione gli eventuali crediti maturati verso il GSE, in ragione del servizio di scambio sul posto”.

Vestager: “Per poter accelerare transizione verde c’è bisogno di una risposta europea”

È un momento decisivo per la tenuta del mercato unico di fronte alle sfide dell’Inflation Reduction Act (Ira) degli Stati Uniti, il piano contro l’inflazione che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese dell’Unione Europea. La competitività industriale, così come l’unità nell’implementazione della transizione verde e nell’affrontare gli alti prezzi dell’energia, richiede una “risposta comune europea” e non un approccio autonomo di ogni Stato membro negli investimenti nei settori strategici. È quanto ribadisce la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in un’intervista rilasciata a GEA in vista del vertice dei leader Ue di febbraio, quando i Ventisette discuteranno di una revisione temporanea degli aiuti di Stato e di un fondo di sovranità industriale.

Quali sono le sfide che deve affrontare l’industria europea?
“Sono due. Un’impennata senza precedenti dei prezzi dell’energia e l’Ira che, con i suoi sostanziali sussidi verdi, rischia di trasferire gli investimenti e i posti di lavoro europei negli Stati Uniti. Dobbiamo portare avanti a pieno ritmo i nostri sforzi verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale, con prezzi energetici bassi. Questa è la nostra soluzione per una maggiore competitività nel lungo periodo”.

Come si sta impostando il confronto con gli Stati Uniti?
“Stiamo lavorando con gli Stati Uniti per trovare soluzioni concrete per limitare, e idealmente invertire, i danni. Abbiamo accolto con favore le nuove linee guida emanate alla fine del 2022, che ribadiscono che le aziende dell’Ue possono beneficiare del programma di credito per i veicoli commerciali puliti nell’ambito della legge statunitense sulla riduzione dell’inflazione. È il frutto di un impegno costruttivo nell’ambito della task force Ue-Usa per la riduzione dell’inflazione a livello di alti funzionari. Tuttavia, mentre parliamo con i nostri partner internazionali, dobbiamo anche fare i compiti a casa”.

In che modo?
“Dobbiamo trovare nuove soluzioni per continuare ad attrarre in Europa innovazioni e investimenti nella transizione verde. Per quanto riguarda gli aiuti di Stato, dobbiamo rendere le nostre regole più semplici, più rapide e più mirate. E dobbiamo farlo senza mai mettere a repentaglio la parità di condizioni tra i Paesi europei, perché non c’è transizione verde redditizia per l’Europa nel suo complesso se alcuni Paesi vincono su altri. Il Mercato unico è il nostro bene più prezioso, dobbiamo continuare a proteggerlo ed evitare le corse ai sussidi dannosi. In altre parole, il controllo degli aiuti di Stato è necessario per preservare il Mercato unico e la coesione all’interno dell’Unione e per consentire all’economia europea di riprendersi dall’attuale crisi”.

Gli Stati membri sembrano avere necessità di un nuovo approccio agli aiuti di Stato.
“Siamo ben consapevoli delle difficoltà causate dall’attuale crisi energetica e della necessità per gli Stati membri di sostenere le proprie economie in queste circostanze eccezionali. Abbiamo bisogno di una risposta europea che acceleri la transizione verde, elimini le barriere esistenti nel Mercato unico e, allo stesso tempo, consenta agli Stati membri di fornire un sostegno rapido e mirato ai settori chiave. Abbiamo già un Quadro di crisi temporaneo, che comprende una serie di importanti salvaguardie per garantire che gli aiuti non comportino indebite distorsioni della concorrenza e della parità di condizioni nel Mercato unico. Il quadro ha già permesso agli Stati membri di sostenere l’economia mobilitando finora 672 milioni di euro di finanziamenti nazionali, ma potrebbe essere necessario fare di più”.

Su quale fronte?
“Soprattutto nell’attuale situazione, è importante trovare il giusto equilibrio tra il mantenimento degli incentivi al risparmio energetico e la possibilità di fornire un sostegno mirato per evitare che la crisi faccia uscire dal mercato aziende altrimenti di successo. Abbiamo quindi deciso di consultare gli Stati membri su questo punto. Nessuno è nella posizione migliore per dirci dove e come le nostre norme sugli aiuti di Stato dovrebbero essere semplificate. Gli Stati membri ci daranno anche il loro parere su come bilanciare al meglio la necessità di sostenere la produzione in alcuni tipi di settori, che sono strategici per la transizione verde, con il possibile rischio di frammentazione del Mercato unico”.

Cosa si aspetta dalla consultazione?
“Sulla base di ciò che ci dirà il sondaggio, effettueremo gli adattamenti necessari per trasformare il nostro quadro esistente in un quadro temporaneo di crisi e di transizione. Vogliamo rendere queste regole temporanee più rapide, semplici e prevedibili, a vantaggio di tutti gli Stati membri, al fine di accelerare gli investimenti pubblici per alimentare la transizione, preservando al contempo condizioni di parità nel mercato unico”.

L’Italia è uno dei Paesi con uno spazio fiscale ridotto. Non c’è il rischio di penalizzare questi Stati membri?
“È ovvio che non tutti i Paesi membri hanno la stessa possibilità di erogare aiuti di Stato, alcuni hanno molto più spazio fiscale di altri. Ma dobbiamo anche garantire nel nostro Mercato unico le stesse condizioni di parità che chiediamo agli Stati Uniti. Se da un lato è fondamentale che gli Stati membri abbiano la flessibilità di investire i loro bilanci in settori strategici, dall’altro questo approccio non può essere autonomo, perché favorirebbe gli Stati con tasche profonde e porterebbe a distorsioni che finirebbero per minare il Mercato unico”.

La soluzione può essere un nuovo fondo comune?
“Abbiamo bisogno di una risposta europea comune a questa sfida. Per questo proponiamo di introdurre un nuovo fondo europeo di sovranità. Questo finanziamento complementare garantirà che tutti i Paesi europei possano beneficiare della transizione verde, e non solo alcuni. Già oggi il nostro bilancio dell’Ue, così come strumenti quali il Recovery and Resilience Facility e RePowerEu, forniscono mezzi finanziari per sostenere l’economia dell’Ue nel raggiungimento degli obiettivi del Green Deal”.

Quale dovrebbe essere l’obiettivo del fondo europeo di sovranità industriale?
“Nel medio termine dobbiamo rafforzare le risorse disponibili per la ricerca a monte, l’innovazione e i progetti strategici a livello europeo. Ciò significa garantire, da un lato, nuovi e ulteriori finanziamenti a livello europeo e, dall’altro, un più alto livello di coordinamento delle politiche, come l’idrogeno, i semiconduttori, l’informatica quantistica, l’intelligenza artificiale e le biotecnologie. Detto questo, resta un fatto: il sostegno pubblico non può fare tutto. Gli aiuti di Stato sono una soluzione efficace alle sfide attuali, ma non si può costruire la competitività a partire dai sussidi. Soltanto un Mercato unico forte e ben funzionante può garantire una crescita sostenibile e a lungo termine”.

Energia, Pichetto: “Dipendenza è freno”. Confindustria: Più infrastrutture, 182 miliardi al 2030

Sicurezza e costi contenuti. E’ questa la strategia energetica del governo e non solo per superare la crisi, ma anche per gli anni a venire. Perché se c’è una cosa che le vicende geopolitiche recenti hanno insegnato è che la dipendenza energetica è il vero “freno a mano sulla crescita della nostra economia”, sottolinea Gilberto Pichetto Fratin. È cambiato il quadro di riferimento internazionale e questo esecutivo politico, assicura il ministro dell’Ambiente, “ha intenzione di affrontare seriamente la questione della sicurezza energetica“: “Non possiamo perdere un minuto“, insiste. Via i paraocchi ideologici e rispetto degli impegni internazionali assunti in materia di decarbonizzazione. La direzione presa è questa, anche se passa dai rigassificatori, dalle estrazioni di gas dai giacimenti già noti lungo le coste. Tutto per avere respiro che porti gradualmente ad abbandonare i fossili a vantaggio delle fonti rinnovabili. L’accelerazione sulla semplificazione per installare gli impianti lo dimostra.

In questo scenario, le infrastrutture hanno un ruolo centrale, “devono accompagnare la transizione ecologia, assecondarla, renderla possibile attraverso un sistema di distribuzione dell’energia che sia in linea con le mutate condizioni di generazione dell’energia stessa“, sostiene Pichetto. Parla della “sfida della generazione diffusa“, dove non c’è più un centro erogatore e una ramificazione verso la periferia ma molteplici fonti di energia che vanno messe in rete e “devono fare i conti con la discontinuità dell’accumulo di fonti come il solare o l’eolico“. Servirà creare infrastrutture in grado di sostenere l’affiancamento della mobilità elettrica a quella dei motori termici e sistemi di interscambio locale fra l’energia autoprodotta e quella diffusa in rete: “Sono tutti passaggi chiave per costruire un futuro di sostenibilità, indipendenza e sicurezza energetica“, ripete il ministro.

Lo scenario “sostenibilità integrata” elaborato da Confindustria Energia, per le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore, valuta in 182 miliardi di euro gli investimenti previsti nel periodo 2022-2030, che si traducono in un valore aggiunto totale di 320 miliardi di euro, nell’impiego di 380 mila ULA (unità di lavoro annue) ed in una riduzione di emissioni pari a -127 Mton CO2/anno nel 2030. “Un piano integrato di investimenti che presenta benefici sul sistema Paese in termini di crescita economica, di ricadute ambientali e occupazionali con investimenti valutati secondo criteri di neutralità tecnologica, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di sicurezza energetica e di sostenibilità sociale, attraverso infrastrutture energetiche flessibili e resilienti”, osserva il presidente, Giuseppe Ricci. È la proposta di Confindustria Energia in vista dell’elaborazione del nuovo PNIEC e dell’adeguamento del PNRR al REPowerEU. Dal piano integrato, spiega il vicepresidente e coordinatore dello studio, Roberto Potì, emergono diverse “leve complementari tra di loro” che mirano ad una transizione sostenibile, a partire da una “posizione geografica ottimale per l’ulteriore crescita di fonti rinnovabili e per la diversificazione delle rotte di importazione del gas“. L’Italia, è convinto, “può contare su riserve di gas naturale non utilizzate, su capacità di stoccaggio incrementabili e su reti di trasporto e trasmissione diffuse nel territorio. La sua leadership in Europa nella produzione di biocarburanti e le importanti eccellenze nei processi di economia circolare, completano il quadro delle opportunità disponibili“.

commissione ue

Energia, in vigore norme Ue per per proteggere le infrastrutture critiche

Due direttive per proteggere le infrastrutture critiche e digitali dell’Unione europea da futuri attacchi ibridi. In attesa del confronto tra i Paesi membri Ue sulla proposta di raccomandazione della Commissione per la resilienza di gasdotti e cavi marini, sono entrati in vigore sul territorio comunitario i pezzi cruciali della legislazione comunitaria per armonizzare la prevenzione e la risposta in particolare alle “minacce informatiche, criminalità, rischi per la salute pubblica e catastrofi naturali“.

Le recenti minacce alle infrastrutture critiche dell’Ue hanno tentato di minare la nostra sicurezza collettiva“, ha sottolineato la Commissione europea, facendo riferimento al sabotaggio di fine settembre dello scorso anno dei due gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico. A questo si aggiungono i “nuovi rischi derivanti dall’aggressione della Russia all’Ucraina” sulle infrastrutture energetiche e di sicurezza dei Ventisette, per cui Ue e Nato hanno deciso di istituire una task force congiunta e il gabinetto von der Leyen ha presentato cinque linee-guida per la loro protezione: stress test, aumento della capacità di risposta attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue, identificazione satellitare delle minacce, rafforzamento della cooperazione internazionale e implementazione della legislazione comunitaria. Proprio come dimostra l’entrata in vigore della direttiva Nis2 e della direttiva Cer, che dovranno essere recepite nel diritto nazionale dei Paesi membri entro 21 mesi.

La direttiva aggiornata Nis 2 (Network Information Systems) garantirà l’ampliamento dei settori e delle tipologie di entità critiche che rientrano nel campo di applicazione: energia, trasporti, salute e infrastrutture digitali, compresi fornitori di reti e servizi pubblici di comunicazione elettronica, servizi dei centri dati, gestione delle acque reflue e dei rifiuti, enti della pubblica amministrazione e settore sanitario. Lo scopo è definire le regole minime per un quadro normativo e stabilire i meccanismi per la cooperazione tra le autorità competenti in ogni Stato membro. Saranno rafforzati i requisiti di gestione del rischio che le aziende sono tenute a rispettare e saranno snelliti gli obblighi di segnalazione degli incidenti con disposizioni più precise sul contenuto e tempistica. Grazie alla direttiva Nis2 sarà anche istituita formalmente la rete dell’Organizzazione europea di collegamento per le crisi informatiche (Eu-CyCLONe), che sosterrà la gestione coordinata di incidenti e crisi di cybersicurezza su larga scala.

La direttiva sulla resilienza dei soggetti critici (Cer) sostituisce invece quella del 2008, per rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche da rischi naturali, attacchi terroristici, minacce interne e sabotaggio. Saranno coperti in totale 11 settori, dall’energia ai trasporti, dalla sanità all’acqua potabile e le acque reflue, fino a infrastrutture digitali, spazio e settore alimentare. Gli Stati membri dell’Unione dovranno adottare una strategia nazionale ed effettuare valutazioni periodiche almeno ogni quattro anni, per identificare le entità considerate critiche o vitali per la società e l’economia. A loro volta i soggetti critici dovranno identificare i rischi rilevanti che possono interrompere in modo “significativo” la fornitura di servizi essenziali, adottare misure appropriate per la sicurezza e notificare alle autorità nazionali gli incidenti che causano interruzioni. A questo si aggiunge l’identificazione degli enti “di particolare rilevanza europea“, ovvero quelli che forniscono un servizio essenziale a sei o più Stati membri: in questo caso la Commissione Ue può proporre – con l’accordo delle capitali interessate – di valutare le misure messe in atto per soddisfare gli obblighi previsti dalla direttiva Cer.

Governo e benzinai trattano sullo sciopero. Antitrust indaga su 5 compagnie per i prezzi

Domani alle 14.30 i rappresentati dei benzinai parteciperanno a un tavolo tecnico al ministero delle Imprese e del Made in Italy sul tema rincari dei carburanti. Si tratta del secondo round fra Faib, Fegica e Figisc dopo il vertice a Palazzo Chigi di venerdì scorso. Una riunione che era terminata col congelamento dello sciopero indetto dalla categoria, annunciato per protestare contro la campagna “di fango” che aveva colpito i gestori degli impianti di carburanti in seguito all’eliminazione dello sconto sulle accise a Capodanno.

Tra un vertice e l’altro, però, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Trasparenza, varato dal governo per combattere eventuali speculazioni. Il provvedimento prevede, tra le altre cose, che “i gestori degli impianti di carburante che non comunicheranno i loro prezzi e non esporranno nel punto vendite le medie calcolate dal ministero potranno essere puniti con sanzioni da 500 a 6mila euro. Dopo la terza violazione può essere disposta la sospensione dellʼattività (che può andare da una settimana a tre mesi)”. Una regola che non è andata giù ai diretti interessati. Al punto che la giunta nazionale di Faib Confesercenti in un comunicato ha voluto esprimere “delusione per l’esito dell’incontro di venerdì scorso, che pure si era svolto in un clima positivo. Faib, di conseguenza, conferma il giudizio di forte contrarietà sul decreto Trasparenza. Pesa la formulazione della norma che conferma l’obbligo di un nuovo cartello e l’inasprimento inaccettabile delle sanzioni. Ben venga maggiore trasparenza ma si eliminino adempimenti che risulterebbero inutili e si riveda il sistema sanzionatorio, senza duplicazioni e senza accanimenti. Si perseguano con razionalità gli strumenti utili per dare informazioni corrette ai consumatori, ma si eviti – sottolinea l’associazione – la giungla cartellonistica che creerebbe solo confusione. Se si vuole un nuovo cartello significa che quelli che ci sono non sono utili. E allora li si eliminino e si razionalizzi la giungla cartellonistica“.

I prezzi dei carburanti sono già oggi i più pubblicizzati rispetto ad ogni altro prodotto di largo e generale consumo e occorre attenzione nel costruire nuove informazioni, tenendo conto delle specificità che ci sono tra rete ordinaria e rete autostradale. Pertanto, lo sciopero contro questo provvedimento inutile e dannoso resta congelato – continua la nota stampa di Faib – in attesa dell’incontro” di domani al ministero delle Imprese e del made in Italy. “In quella sede valuteremo se il governo ha intenzione di accogliere le richieste della categoria o meno. E prenderemo le decisioni conseguenti che saranno illustrate nel dettaglio nella conferenza stampa unitaria, indetta per giovedì 19 gennaio“.

Mentre governo e benzinai trattano, l’Antitrust indaga. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle compagnie petrolifere: Eni, Esso, Ip, Kuwait Petroleum e Tamoil. I procedimenti sono stati avviati anche sulla base della documentazione “tempestivamente fornita” dalle stesse fiamme gialle.

Simson: “Se ci saranno più rischi che benefici, Ue pronta a sospendere ex ante il price cap”

A distanza di quasi un mese dall’accordo difficile sul tetto al prezzo del gas, l’Unione europea guarda alle priorità energetiche dei prossimi mesi e si prepara a un’ampia riforma del mercato elettrico per disaccoppiare i prezzi del gas e dell’elettricità. Una riforma necessaria, ne è convinta la commissaria europea all’energia, Kadri Simson (nella foto), che in un’intervista a GEA assicura che la Commissione Ue “sta lavorando a pieno ritmo per presentare le proposte entro la fine di marzo” e presto avvierà una consultazione pubblica per avviarne le discussioni.

Gli Stati membri hanno faticato a trovare un accordo per introdurre un tetto massimo del prezzo del gas dopo mesi di discussioni. Secondo lei, l’accordo raggiunto lo scorso 19 dicembre dai ministri dell’energia è stato il miglior compromesso possibile?

“L’accordo che abbiamo raggiunto è un passo coraggioso per rispondere con unità alla crisi energetica e in cui tutti hanno dovuto scendere a compromessi. L’importante è che ora disponiamo di uno strumento per prevenire episodi di prezzi del gas eccessivi in ​​Europa che non riflettono i prezzi del mercato mondiale. I prezzi del gas elevati ed estremamente volatili sono dannosi per la nostra economia, per le nostre persone e le nostre imprese. Non potevamo semplicemente stare a guardare e aspettare. Ora abbiamo un altro importante strumento nella nostra cassetta degli attrezzi per proteggere i nostri cittadini e le nostre imprese dai picchi dei prezzi dell’energia”.

Quali saranno i vantaggi, in concreto?

“Con un tale meccanismo in atto, l’Europa sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale e per un nuovo ciclo di riempimento dei depositi, che sarà più impegnativo di quanto non sia stato quest’anno. Penso che il modo in cui il mercato ha reagito alla nostra decisione sia un buon indicatore del fatto che abbiamo imboccato la strada giusta e che è positivo semplicemente prendere una decisione. Come tutte le misure adottate nel 2022, stiamo offrendo stabilità e certezza al mercato, e questo di per sé aiuta a ridurre al minimo la volatilità. I prezzi potrebbero risalire una volta che i nostri livelli di stoccaggio scenderanno e se il clima invernale si farà più rigido, ma credo che l’accordo raggiunto fosse necessario per evitare il ripetersi di episodi di prezzi eccessivi”.

La misura non è ancora in vigore ma è già stata criticata non solo dalla Russia ma anche da altri fornitori di gas dell’Ue, come l’Algeria. La Commissione è in contatto con i partner per fornire rassicurazioni?

“Durante l’intero processo di accordo su un meccanismo di correzione del mercato, siamo stati trasparenti con i nostri partner e ovviamente siamo stati in contatto con loro. Il meccanismo è concepito in modo da mantenere l’attrattiva dell’Europa come mercato per i fornitori. È fondamentale continuare a collaborare con partner affidabili per diversificare le nostre forniture”.

Il primo rapporto preliminare di Esma e Acer sul meccanismo di correzione del mercato è atteso entro gennaio 2023. Lei ha detto che se i rischi del meccanismo supereranno i benefici, la Commissione è pronta a sospenderne ex ante l’attivazione. Questo significa che il tetto al prezzo del gas potrebbe non essere mai implementato?

“La Commissione è sempre stata molto chiara sul fatto che questo meccanismo porta benefici ma non è privo di rischi. Per questo prevede presidi specifici per attrarre l’approvvigionamento di GNL, assicurare liquidità sui mercati finanziari ed evitare aumenti dei consumi di gas. Prima dell’entrata in vigore del meccanismo il 15 febbraio, ACER ed ESMA presenteranno un rapporto, per informare sui possibili effetti negativi. Ascolteremo gli esperti, compresa anche la Banca centrale europea. Nel caso in cui le condizioni per l’attivazione siano soddisfatte, ma i rischi superino i benefici, la Commissione è pronta a sospendere ex ante l’attivazione del meccanismo”.

Il 2023 sarà un anno importante sul fronte energetico, a breve è attesa la prima consultazione sulla riforma del mercato elettrico. Cosa dovremmo aspettarci da questa riforma, oltre al disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità e del gas?

“L’attuale struttura del mercato dell’energia elettrica ha prodotto un mercato efficiente e ben integrato, consentendo all’Europa di raccogliere i vantaggi economici di un mercato unico dell’energia, garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento e sostenendo il processo di decarbonizzazione, in tempi normali. Tuttavia, durante la crisi energetica, abbiamo anche assistito alla vulnerabilità dell’attuale struttura del mercato dell’elettricità dell’UE”.

Quali sono le criticità e quando arriverà la proposta?

“Dipendiamo troppo dal gas, anche nella produzione di energia. Pertanto, nonostante la crescente quota di energie rinnovabili nel mix energetico, i consumatori non vedono ancora, in misura sufficiente, i vantaggi in termini di costi della transizione energetica. L’attuale struttura del mercato ha garantito la sicurezza dell’approvvigionamento, anche durante la crisi. Ma dobbiamo fornire prezzi prevedibili per i consumatori sulla base di tecnologie pulite e convenienti, e allo stesso tempo certezza degli investimenti e ricavi sostenibili e prevedibili per le imprese. Stiamo lavorando a pieno ritmo per presentare le nostre proposte entro la fine di marzo e presto avvieremo una consultazione pubblica per consentire a tutte le parti interessate di esprimere le proprie opinioni. Dobbiamo rendere il nostro mercato dell’elettricità pienamente adatto a un sistema energetico decarbonizzato e facilitare l’adozione di energia rinnovabile. L’obiettivo principale della riforma sarà quello di mettere a disposizione di tutti i vantaggi di una produzione di energia pulita ed economica”.

Sulla riforma del mercato elettrico le posizioni degli Stati membri sono distanti quanto lo erano sul price cap. Vede il rischio di ripetere lunghe trattative anche sul disaccoppiamento tra prezzi gas ed energia elettrica?

“Stiamo lavorando duramente a una proposta volta a offrire i vantaggi della transizione verso l’energia pulita ai consumatori di tutti gli Stati membri dell’Ue. Il 2022 ha chiaramente dimostrato che la cooperazione ti porta oltre il fare le cose da soli o, peggio ancora, l’uno contro l’altro. Ho visto una notevole disponibilità al compromesso attorno al tavolo dei ministri dell’energia dell’Ue, non solo sul meccanismo di correzione del mercato, ma su tutti gli strumenti che abbiamo introdotto quest’anno per affrontare questa crisi energetica senza precedenti. Perché i ministri capiscono il motivo per cui lo stiamo facendo e quali sono le conseguenze geopolitiche. Mi aspetto che una riforma cruciale per il nostro futuro energetico, come la revisione del disegno del mercato elettrico, sarà gestita con lo stesso spirito”.

Un ruolo importante sarà svolto dalla nuova presidenza di Svezia alla guida dell’Ue dal primo gennaio…

“Sono già stata in contatto con la ministro svedese dell’Energia (Ebba Busch, ndr) che presiederà le riunioni del Consiglio Energia durante la sua presidenza, e credo che trovare un compromesso adeguato su tale questione sarà in cima alla loro lista di priorità”.

Basterà per affrontare la crisi dei prezzi? È ancora viva l’idea di una soluzione più strutturale alla crisi, come un nuovo ‘Sure’ finanziato dal nuovo debito comune, come suggerito dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton?

“Il 2022 è stato un anno straordinario per la politica energetica dell’Ue. Abbiamo agito su molti fronti per affrontare questa crisi. Non solo affrontandone i sintomi e sostenendo finanziariamente coloro che lottano per pagare le bollette, ma anche affrontandone le cause alla radice, in particolare lo squilibrio tra domanda e offerta sui mercati globali del gas. Abbiamo diversificato le nostre forniture, ridotto la domanda di energia in modo coordinato, creato uno stoccaggio comune nell’Ue e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili. Quest’anno avremo a disposizione anche altri strumenti, come l’acquisto in comune del gas, nuove regole per la solidarietà e un meccanismo di correzione del mercato per evitare impennate del prezzo del gas. Inoltre, continueremo con l’attuazione del nostro piano REPowerEU, che ci aiuterà a riconquistare la nostra indipendenza energetica con investimenti nella sicurezza dell’approvvigionamento, nonché nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. Potenzieremo la sua potenza di fuoco finanziaria. È in corso una valutazione delle necessità”.

Parlando di porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi, l’Ue sta cercando di compensare il gas russo affidandosi a Paesi come Israele o il Qatar, che, finito al centro dello scandalo di presunta corruzione di eurodeputati e funzionari del Parlamento Ue, ha minacciato un impatto negativo sui negoziati in corso con Bruxelles. La Commissione non vede il rischio di spostare la dipendenza energetica dell’Ue verso altri partner inaffidabili?

“Per troppo tempo l’Ue è stata oltremodo dipendente dalle importazioni russe di combustibili fossili. Vediamo l’impatto dell’eccessiva dipendenza da un fornitore con i consumatori che ne pagano il prezzo. Penso che con questa crisi senza precedenti, stimolata dall’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo imparato la lezione. Questo è il motivo per cui abbiamo rapidamente diversificato le nostre rotte di approvvigionamento, in modo che nessun fornitore possa mai più danneggiarci in questo modo. Quest’anno abbiamo notevolmente aumentato i volumi di gas in arrivo nell’Ue da Stati Uniti, Norvegia, Egitto, Azerbaigian e altri paesi. E siamo molto grati per questa collaborazione. Ma dobbiamo assicurarci di non dipendere troppo da una linea di approvvigionamento o da una rotta e, infine, eliminare gradualmente la nostra dipendenza dai combustibili fossili tutti insieme. Questo è il motivo per cui stiamo anche ponendo molta enfasi sulla promozione di soluzioni rinnovabili autoctone, che possono essere diverse in ogni stato membro, ma ci aiutano proprio là dove sono necessarie”.