Si rafforza asse Italia-Germania. Urso: “Dazi Usa? Serve una politica industriale europea”
(Foto: Mimit)
Un anno fa la firma del Piano d’azione italo-tedesco, oggi il primo forum interministeriale inquadra il campo di azione e i target da raggiungere. La missione a Berlino del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rafforza la cooperazione con Roma, come testimonia la dichiarazione congiunta al termine dei lavori con il vicecancelliere e ministro dell’Economia e dell’Azione Climatica della Germania, Robert Habeck. La parola d’ordine è competitività, che l’Europa deve assolutamente ritrovare, colmando anche un forte ritardo. E’ necessario, soprattutto adesso che la situazione geopolitica continua a essere instabile, con le guerre in Ucraina e Medio Oriente, e gli Usa che si apprestano cambiare non solo Amministrazione, col passaggio da Joe Biden a Donald Trump, ma soprattutto approccio alla politica industriale. I dazi verso l’Europa annunciati dal tycoon in campagna elettorale sono un tema più che mai stringente.
Non sarà certo la prima volta, ricorda proprio Urso, citando la prima presidenza Trump, poi la successiva Biden: “E’ chiaro a tutti che dobbiamo fare una politica positiva nei confronti degli Stati Uniti, che è il nostro principale alleato anche dal punto di vista economico, per fare in Europa una saggia, significativa, responsabile comune politica industriale che si fondi sull’autonomia strategica, a cominciare dall’energia, per poi giungere anche, come necessario, alla tutela nelle regole del Wto da chi fa concorrenza sleale”. La parola d’ordine è agire insieme.
In questo senso l’Ue ha una carta da giocarsi: l’avvio della nuova Commissione a guida di Ursula von der Leyen. “Bisogna puntare con ambizione sullo sviluppo tecnologico, come l’Intelligenza artificiale, a partire dall’energia, anche con un mercato comune energetico, con tutto quello che può garantire l’autonomia del Continente e del sistema industriale”, dice Urso. Habeck ascolta e condivide, in particolare quando il responsabile del Mimit parla del report di Mario Draghi, “che noi tutti condividiamo appieno”, augurandosi, “anche a fronte del dinamismo di altri attori globali come Cina e Usa”, una “azione comune tra le due grandi politiche industriali d’Europa per indirizzare la nuova Commissione sulla strada della competitività”. Sul fronte degli investimenti, che l’ex premier calcola in circa 800 miliardi in più all’anno per i prossimi 10 anni solo per recuperare il gap, alla necessità di favorire l’ingresso di capitali privati nei progetti. In questo senso diventa, dunque, fondamentale un’opera di “semplificazione e sburocratizzazione” in Europa.
“Serve mettere in campo una politica industriale, capace di riportare il nostro sistema al centro delle grandi catene produttive globali, così come indicato nei report Draghi e Letta, investire sulle nuove tecnologie, restituire competitività alle imprese, tutelare il lavoro europeo”, ripete Urso anche nella nota congiunta con il collega tedesco. Per questo la cooperazione in campo industriale tra Italia e Germania è “assolutamente strategica”. Ad esempio con il non-paper sull’automotive che sarà presentato al Consiglio Competitività dell’Ue giovedì prossimo, 28 novembre, cui ha aderito anche la Polonia. “È necessario rivedere con realismo le regole del Cbam e realizzare un piano automotive europeo che metta in campo anche risorse comuni per sostenere gli investimenti delle imprese con una visione di piena neutralità tecnologica al fine di raggiungere davvero la autonomia strategica del Continente nella twin transition”, aggiunge il ministro italiano.
Allo stesso tempo occorre una nuova visione sul comparto siderurgico e chimico, come sostenuto anche al Trilateral Business Forum di giovedì e venerdì scorsi, a Parigi, tra le confindustrie di Italia, Germania e Francia.
In questo senso, il Piano d’azione tra Roma e Berlino è ad ampio raggio e prevede una cooperazione rafforzata in diversi settori della politica industriale, dello spazio, delle tecnologie digitali e green. I gruppi di lavoro già composti sono un’ottima base di partenza per le proposte. Ad esempio, su politica industriale ed energia “è stata definita un’agenda comune per la prossima Commissione Ue, affrontando temi come il sostegno alle pmi e la semplificazione normativa, attraverso “reality checks”, e la rimozione delle barriere ai servizi transfrontalieri”, mettono in chiaro i due ministri. Ancora, il fulcro della collaborazione su ‘digitalizzazione e Industria 4.0’ è “lo sviluppo di ecosistemi decentralizzati per la produzione intelligente e il rafforzamento della posizione italiana nell’iniziativa Manufacturing-X” con la partecipazione italiana alla Fiera di Hannover 2025 “tra le priorità”. Infine, sullo spazio i due Paesi hanno lavorato “per garantire che la legislazione europea rifletta gli interessi degli Stati membri, promuovendo la competitività del settore e la sovranità strategica” e “la cooperazione sul programma Iris2 è stata parte integrante delle attività”. La partita è, dunque, aperta. Ma perché abbia successo serve l’Europa. Unita anche negli obiettivi, possibilmente.