Governo, oggi Dl in cdm. Meloni: “Tessuto produttivo in sicurezza”

L’energia è la priorità. È un mantra ormai per Giorgia Meloni, al lavoro da due settimane in una corsa contro il tempo per chiudere la legge di bilancio nei tempi. La maggior parte delle risorse andranno a tamponare la crisi e già domani, nel pomeriggio, è previsto il Consiglio dei ministri con il ‘decreto decreto Aiuti Quater’, in cui sarà confermata la proroga del credito di imposta per le imprese e del taglio delle accise.

In due settimane abbiamo trovato 30 miliardi per calmierare e coprire il costo delle bollette“, rivendica Meloni, parlando in assemblea con i gruppi parlamentari di Fdi. La partita, però, avverte, “si giocherà soprattutto a livello europeo: abbiamo messo in sicurezza il nostro tessuto produttivo e già domani il decreto sarà portato in Cdm, ma fermare la speculazione è fondamentale e stiamo conducendo questa battaglia“.

La norma sulla produzione di gas nazionale è già stata approvata, perché “è finito il tempo dei no a tutti i costi“: quello che serve all’Italia, ribadisce, “va fatto e vogliamo aiutare le aziende in difficoltà“.

Nel pomeriggio, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la ministra del Lavoro, Marina Calderone, incontra i sindacati e, fa sapere il segretario della Cisl Luigi Sbarra, promette una “alleanza strategica” per la sicurezza energetica, in un confronto permanente. E, assicura durante l’incontro, le parti sociali saranno ri-coinvolte prima di chiudere la legge di bilancio.

Abbiamo sempre riconosciuto l’importanza del confronto. Il nostro approccio è di totale apertura e rispetto. Dove ci porterà questo confronto dipenderà dell’approccio e dalla disponibilità di ciascuno di noi“, afferma, ricordando che il momento è il “più difficile della storia della Repubblica” e chiedendo un “supplemento di responsabilità“. “Bisogna mettere da parte i preconcetti e, nel rispetto delle diverse convinzioni, è necessario provare a ragionare tutti nella stessa direzione: la difesa dell’interesse generale”, è il monito della premier.

Brutte notizie per i più giovani, le previsioni non sono buone: “Siamo nel mezzo di una crisi internazionale sociale, usciamo da una pandemia, c’è una crisi energetica in corso, un aumento dei costi delle materie prime, una inflazione vicina al 10%, salari perlopiù inadeguati. Le pensioni di oggi sono basse, e quelle future rischiano di essere inesistenti”.

Il confronto con il governo, conferma il segretario dell’Ugl Francesco Paolo Capone, è stato “a largo raggio e senza chiusure preconcette da parte di nessuno”. Evidenzia un “cambio di passo” e la “volontà di affrontare i problemi insieme”.

Il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, chiede di puntare sull’estensione della tassazione degli extraprofitti per poter detassare subito le tredicesime e dare ristoro ai dipendenti e ai pensionati e, poi, detassare gli aumenti contrattuali e quelli derivanti dalla contrattazione di secondo livello e, ancora, ridurre il cuneo fiscale.

Cauto il leader della Cgil, Maurizio Landini, anche se fa eco sulla “grande disponibilità dichiarata” dal governo a strutturare un confronto con i sindacati: “Da parte nostra c’è piena disponibilità“, sostiene, ma nota che il perimetro entro il quale si intende discutere su dl aiuti e legge di bilancio è contenuto nel documento di programmazione economica, “quindi non ampissimo“. Il primo passo è fatto, si tratta di capire se il confronto reggerà: “Abbiamo rivendicato di poter discutere prima del dl definitivo e della legge di bilancio, vedremo se avverrà”.

Il governo riattiva le trivelle: via libera all’estrazione di gas italiano

Il governo sceglie di riaprire la questione delle concessioni per l’estrazione di gas dai giacimenti nazionali. Il Consiglio dei ministri dà il via libera a un emendamento dell’esecutivo al decreto Aiuti ter, attualmente al vaglio delle commissioni speciali di Camera e Senato. Gli obiettivi, spiega il ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sono quelli di “ampliare le fonti di approvvigionamento e calmierare l’andamento dei prezzi, almeno sul fronte del sistema imprese“.

Tra le condizioni per la stipula dei contratti a lungo termine, infatti, c’è quella che i soggetti interessati dovranno mettere a disposizione del gruppo Gse “un quantitativo di diritti sul gas corrispondente, fino al 2024, ad almeno il 75% dei volumi produttivi attesi dagli investimenti” e per gli anni successivi “ad almeno il 50% dei volumi produttivi attesi dagli investimenti medesimi“. Per quel che concerne i costi, invece, si applica “una riduzione percentuale, anche progressiva, ai prezzi giornalieri registrati al punto di scambio virtuale” e comunque variabile “nel limite di livelli minimi e massimi quantificati rispettivamente in 50 e 100 euro per MWh“. Un tetto, di fatto, che la premier, Giorgia Meloni, definisce comunque “vantaggioso.

La norma, però, prevede anche una limitazione all’area in cui poter attivare le trivelle. Secondo il testo approvato in Cdm è “consentito il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone di mare poste fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette“, ma solo per i giacimenti di almeno 500 milioni di metri cubi metri cubi. Questo “per evitare il proliferare eccessivo di giacimenti“, chiarisce Pichetto.

Il Cdm, poi, ha dato anche il via libera alla Nota di aggiornamento al Def. Che libera “circa 9,5 miliardi che intendiamo iniziare a utilizzare già a partire dalla prossima settimana sul caro energia“, sottolinea Meloni. E non solo, perché “liberiamo tra i 22 e i 23 miliardi per il 2023, che intendiamo destinare in via esclusiva per affrontare il tema del caro energia, per un totale di oltre 30 miliardi“, continua la premier. Che comunque attende dall’Europaimmediate e concrete risposte su prezzo del gas“, perché i primi passi mossi sono serviti a far calare il prezzo del gas e mettere in difficoltà gli speculatori “ma non durerà senza segnali chiari e seri” dall’Ue. Nell’attesa che il Vecchio continente faccia le proprie mosse – ne ha parlato anche ieri con Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e Charles Michel, anche sul disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica -, l’Italia ad ogni modo “deve tutelarsi“.

L’obiettivo della Nadef è mitigare gli effetti del caro energia su famiglie e imprese con un approccio prudente, realistico e sostenibile“, dice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Creiamo lo spazio rispetto a quello che riteniamo un intervento doveroso per famiglie e imprese“. Ma il governo è “consapevole che fare previsioni a lungo termine in questo momento, in materia economica, può essere un esercizio di pura accademia e siamo consapevoli e pronti a fronteggiare i rischi di recessione che da più parti a livello globale ed europeo vengono evocate e che potrebbero toccare anche l’economia italiana“. Per questo l’indebitamento netto per il 2023 “viene stimato del 4,5%, in aumento rispetto a quello previsto che crea spazio per fare quello riteniamo doveroso per le famiglie e imprese, per circa 23 miliardi per l’energia“, sottolinea il responsabile del Mef. La partita del governo Meloni, dunque, è iniziata.

Tanti soldi e trivelle: è la scommessa del governo Meloni

Trenta miliardi per contrastare il caro bollette, di qui a tutto il 2023, di cui 9,5 subito e fino al 31 dicembre di quest’anno, e poi la possibilità di trivellare per estrarre gas dove sono stati individuati i giacimenti. Il governo – volendo sintetizzare – non si è tirato indietro: la Nota di aggiornamento al Def è stata approvata dal Consiglio dei ministri e porta in dote un tesoretto per venire incontro a famiglie e imprese stressate dalla crisi energetica. “Dobbiamo metterci in sicurezza, questa è la priorità”, ha detto Giorgia Meloni, al primo, importante passaggio della sua leadership dopo la missione di Bruxelles, durante la quale ha chiesto “alla Ue di fermare la speculazione sul gas”. L’avranno ascoltata?

Atteso al varco, il governo non si è tirato indietro. E ha adottato provvedimenti importanti sotto il profilo dell’esposizione finanziaria. “Un approccio prudente, realistico e sostenibile”, nell’accezione di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, che ha preferito non sbilanciarsi in altre previsioni. Però i soldi messi sul tavolo sono tanti, anche se per il futuro, non quello immediato, molto dipenderà dalla piega che prenderà nei prossimi mesi la guerra tra Russia e Ucraina, dalle posizioni dell’Europa, dall’inflazione e dalle speculazioni varie ed assortite. Trenta miliardi, insomma, possono essere tanta o poca roba, dipende. Però va dato atto all’esecutivo di non aver tentennato di fronte a una situazione che sta precipitando e che sta mettendo in ginocchio il sistema paese. E, di conseguenza, il sistema famiglie. Ora ci sarà il passaggio in Parlamento, non proprio una passeggiata di salute.

Al di là dei denari, un’altra svolta sostanziale è rappresentata dall’emendamento al dl aiuti in cui si autorizzano le trivellazioni in quei “giacimenti nazionali con capacità superiori ai 500 milioni di metri cubi”. La stima del governo è di 15 miliardi di metri cubi estratti nei prossimi 10 anni, sostanzialmente tutti nell’Adriatico, al di sotto del 45° parallelo. Insomma, là dove trivellano i croati, trivelleremo pure noi malgrado non sia così semplice mettere a terra queste intenzioni che, tecnicamente, hanno attuazioni e tempistiche non proprio immediate. Pure questo passaggio, immaginiamo, non sarà indolore. Sulle trivelle era stata netta l’opposizione di M5s, Verdi e Sinistra Italiana. In Parlamento, immaginiamo, sarà battaglia.

Oggi in Cdm bollette e Nadef: si parte da un ‘tesoretto’ di 10 miliardi

Pochi soldi a disposizione, ma l’imperativo è farli fruttare. Oggi il Consiglio dei ministri sarà chiamato ad approvare la Nota di aggiornamento al Def, che contiene la pianificazione finanziaria annuale degli obiettivi che il governo si pone. Sarà il primo, importante banco di prova per Giorgia Meloni e la sua squadra, che al momento possono disporre di un ‘tesoretto’ da circa 10 miliardi di euro lasciato in eredità da Mario Draghi, al quale proveranno ad aggiungere altre risorse per varare una nuova serie di aiuti a famiglie e imprese per contrastare i rincari di gas, energia elettrica e carburanti. Il giro di ricognizione dei vari ministeri, fisiologicamente, visto che l’esecutivo è in carica da circa due settimane, non ha ancora prodotto risultati entusiasmanti, ma il margine per arrivare ad altri 5 miliardi aggiuntivi non è impossibile da raggiungere. Con molta probabilità si tratterà di prorogare gli strumenti messi in campo finora, ma comunque è un segnale in vista della prossima legge di Bilancio.

Della manovra la premier ha parlato anche ieri negli incontri avuti a Bruxelles con le massime cariche istituzionali del Vecchio continente. La costante è sempre lo scarso spazio di azione, visto che il varo dovrà avvenire entro e non oltre il 31 dicembre o l’Italia andrà in esercizio provvisorio. “Stiamo correndo contro il tempo“, sottolinea infatti Meloni nel colloquio con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Certo, se nel frattempo dall’Ue arrivasse un sostegno forte, magari con il via libera al price cap o al fondo comune per gli acquisti di gas, la strada sarebbe meno in salita. Ecco perché la premier assicura che “la voce dell’Italia in Europa sarà forte” aggiungendo che il governo è pronto “ad affrontare le grandi questioni, a partire dalla crisi energetica, collaborando per una soluzione tempestiva ed efficace al fine di sostenere famiglie e imprese e mettere un freno alla speculazione“.

In attesa che l’Europa faccia le proprie mosse, in Italia sono i sindacati a chiedere di dare priorità alle emergenze, come l’energia. “Abbiamo chiesto, con Cisl e Uil, un incontro con la presidente del Consiglio per discutere tutto questo e delineare un nuovo modello di sviluppo nella cui costruzione il sindacato e il mondo di lavoro siano pienamente coinvolti e non solo informati a cose fatte“, dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a ‘La Stampa‘. In particolare le confederazioni si attendono un intervento sugli extra-profitti: “Non basta riscrivere la legge, bisogna alzare la soglia e ampliare la platea oltre il settore energetico. Tutto il gettito extra deve essere utilizzato per aiutare i lavoratori e le imprese che rischiano di chiudere. Subito. Anche con un contributo di solidarietà finalizzato a sostenere politiche di sviluppo e occupazione come fatto in questo in giorni in Germania“.

Le intenzioni del governo saranno più chiare dopo l’approvazione della Nadef, in cui Meloni dovrà tracciare la strada che vorrà seguire dal prossimo anno. Che inizia con una “corsa contro il tempo“.

Gas meno caro: cala del 12,9% il prezzo delle bollette nel mercato tutelato

Dopo mesi di passione c’è un primo calo delle bollette del gas. Almeno nel mercato tutelato. L’Arera, l’autorità per l’energia, ha deciso che i consumi di metano di ottobre costeranno il 12,9% in meno rispetto alle tariffe del terzo trimestre 2022. Tecnicamente, si legge nel comunicato diffuso da Arera, “in base al nuovo metodo di calcolo introdotto a luglio da Arera, la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento (CMEMm), applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano (il PSV day ahead) e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento. Per il mese di ottobre il prezzo della materia prima gas (CMEMm), per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è quindi fissato in 78,05 €/MWh, pari alla media dei prezzi rilevati quotidianamente durante tutto il mese appena trascorso”.

D’altronde il prezzo del gas è calato drasticamente negli ultimi mesi, soprattutto ad ottobre. Basti pensare che lo scorso mese la media del prezzo scambiato in Italia, con consegna giornaliera, ha avuto una media di 80,7 euro/MWh, contro un 232,658 medio di agosto e 187,17 di settembre. E il prezzo che esce dalla borsa del Gme è diventato, dopo appunto la riforma della bolletta decisa dall’Arera a metà estate, il nuovo punto di riferimento per stabilire le tariffe del mercato tutelato, ovvero di pochi milioni di famiglie e piccole imprese, che fanno comunque tendenza anche nel mercato libero. Basta Ttf olandese, anche se pure l’indice dei Paesi Bassi si è più che dimezzato negli ultimi due mesi. E basta tariffe trimestrali.

Per tutelare operatori che rischiavano di finire gambe all’aria, l’Arera – l’authority per l’energia – aveva stabilito che le bollette del gas sarebbero state mensili, il cui costo sarebbe stato fissato ex ante ovvero all’inizio del mese successivo. Per questo oggi l’ente presieduto da Stefano Besseghini ha stabilito i costi di ottobre. Magari per il cliente cambierà poco, dipende dal mercato, però gli operatori potranno adeguare subito le bollette in caso di oscillazioni tali da costringerli ad alzare bandiera bianca: ad esempio, se compravano a 300, con le tariffe trimestrali sarebbero stati costretti magari a inviare il bollettino a 100, mentre con calcoli mensili i famosi 300 possono subito essere trasferiti al cliente. Ora, specifica Arera, “per chi avesse ricevuto, nelle scorse settimane, una bolletta con il valore in acconto della componente CMEMm, il ricalcolo sarà effettuato nella prima bolletta utile con il valore effettivo (più basso) pubblicato oggi. Lo stesso valore CMEMm dovrà essere usato dai venditori per fatturare, a titolo di acconto, i consumi del mese di novembre nelle bollette inframensili”.

Al governo Meloni 8 vice e 31 sottosegretari, Gava all’Ambiente

La squadra c’è. Con la nomina avvenuta oggi in Cdm di 8 vice ministri e 31 sottosegretari, Giorgia Meloni completa il suo governo e ora può dedicarsi ai dossier più urgenti. In primis la Nota di aggiornamento al Def, che sarà nel prossimo Consiglio dei ministri, venerdì prossimo. Dove la premier spera di “discutere anche di energia“, oltre al fatto che in quell’occasione saranno assegnate le deleghe ai vari ministeri.

Tutti passaggi propedeutici all’appuntamento più importante per ogni esecutivo: la legge di Bilancio. Cosa non facile per la presidente di FdI, che avrà a disposizione una finestra davvero risicata per far combaciare tutte le tessere del puzzle. Infatti, non a caso, nella prima conferenza stampa dall’ingresso a Palazzo Chigi usa proprio un’espressione plastica: “Stiamo facendo una corsa contro il tempo“.

Entrando nel dettaglio, sono 18 le nuove figure di governo provenienti dalle file di Fratelli d’Italia, mentre la Lega ottiene 11 nomine, Forza Italia 8 e Noi moderati 1. Entra anche Vittorio Sgarbi, che sarà al ministero della Cultura. All’Ambiente e la sicurezza energetica fa il suo ritorno Vannia Gava, che riceve i galloni di vice del ministro Gilberto Pichetto Fratin: l’esponente della Lega era già stata sottosegretaria sia con Sergio Costa ai tempi del governo giallo-verde con premier Giuseppe Conte, sia con Roberto Cingolani con Mario Draghi alla guida di Palazzo Chigi. Nella squadra dell’ex Mite entra anche Claudio Barbaro, come sottosegretario, in quota FdI: romano, 67 anni, una lunga carriera come dirigente sportivo ma anche una buona esperienza politica. Entrato nel Consiglio comunale di Roma nel 1993 con il Msi, fu rieletto con An nel 1997; mentre dal 2008 al 2013 è deputato con il Pdl e dal 2018 al 2022 senatore prima con la Lega e poi con Fratelli d’Italia, dopo una breve parentesi al gruppo Misto. Al ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare saranno due sottosegretari ad affiancare Francesco Lollobrigida. Si tratta di Patrizio La Pietra, 61 anni, coordinatore di FdI per la provincia di Pistoia dal 2014, deputato nella legislatura 2018-2022, rieletto ma al Senato lo scorso 25 settembre; e Luigi D’Eramo, della Lega, classe 1976, deputato dal 2018 fino alle scorse elezioni politiche. Alle Infrastrutture e mobilità sostenibili Matteo Salvini avrà al suo fianco, come vice, Edoardo Rixi, altro leghista, fortemente voluto dal segretario federale a Porta Pia, e Galeazzo Bignami (FdI). In squadra, come sottosegretario, ci sarà anche Tullio Ferrante (FI), classe 1989, avvocato originario della provincia di Napoli, eletto deputato lo scorso mese di settembre per la sua prima esperienza parlamentare. Al ministero dell’Economia, poi, nessuna sorpresa: in quota Fratelli d’Italia Maurizio Leo è il nuovo vice ministro, che affiancherà Giancarlo Giorgetti assieme ai sottosegretari Lucia Albano (sempre FdI), Federico Freni della Lega, che resta dunque al Mef dopo l’esperienza con il governo Draghi, e Sandra Savino, new entry da Forza Italia. Al ministero delle Imprese e made in Italy, l’ex Mise, un vice ministro, Valentino Valentini (FdI), e due sottosegretari: Fausta Bergamotto (FdI) e il leghista Massimo Bitonci.

Il resto della squadra è composto da Edmondo Cirielli (FdI) vice ministro, Giorgio Silli (Noi moderati) e Maria Tripodi (FI) sottosegretari alla Farnesina; Emanuele Prisco (FdI), Wanda Ferro (FdI) e Nicola Molteni (Lega) al Viminale; Francesco Paolo Sisto (FI) vice ministro, Andrea Delmastro delle Vedove (FdI) e Andrea Ostellari (Lega) alla Giustizia; Isabella Rauti (FdI) e Matteo Perego (FI) alla Difesa; Maria Teresa Bellucci (FdI) vice ministro e Claudio Durigon (Lega) sottosegretario al Lavoro e politiche sociali; Paola Frassinetti (FdI) all’Istruzione e merito; Augusta Montaruli (FdI) a Università e ricerca; Gianmarco Mazzi (FdI), Lucia Borgonzoni (Lega) e Vittorio Sgarbi alla Cultura; Marcello Gemmato (FdI) alla Salute; Giuseppina Castiello (Lega) e Matilde Siracusano (FI) ai rapporti con il Parlamento. Alla Presidenza del Consiglio dei ministri arrivano, poi, 4 sottosegretari: all’Innovazione Alessio Butti (FdI), all’Attuazione del programma di governo Giovanbattista Fazzolari (FdI), all’Editoria Alberto Barachini (FI) e al Cipe Alessandro Morelli (Lega). Ora la palla passa al Parlamento, dove nei prossimi giorni, al massimo una settimana – suggeriscono i rumors – dovranno essere composte le commissioni di Camera e Senato, con relativi presidenti e uffici di Presidenza. Dopodiché il quadro sarà completo e toccherà ai dossier, soprattutto energia e bollette, prendere la luce dei riflettori.

mattarella

Inflazione, Mattarella: “Difesa dei redditi e risparmio compito primario Repubblica”

Difendere il valore dei redditi e del risparmio. E’ il messaggio lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della 98esima Giornata mondiale del Risparmio organizzata dall’Acri. “Contro la crescita dell’inflazione, dovuta all’impennata del costo dell’energia e degli altri beni di prima necessità, appare più che mai un compito primario al quale la Repubblica è tenuta per Costituzione“, avverte il capo dello Stato. Che ricorda il “clima di incertezza” che caratterizza l’edizione 2022 della Gmr, con le “sfide molto impegnative che si presentano davanti a noi”, prima fra tutte “la condizione di guerra intrapresa dalla Federazione Russa contro l’Ucraina con le sue conseguenze”. Per Mattarella “la pace va pazientemente costruita e garantita ogni giorno in ogni società civile“, rendendo “evidente, in questo senso, il ruolo del risparmio e dei suoi impieghi come motore di stabilità, sviluppo e strumento di coesione sociale”. Il monito tocca anche gli istituti di credito, ma non solo: “Una responsabilità accresciuta deve essere percepita dalle banche e dagli altri operatori finanziari in questa direzione: non si farà mai abbastanza per rafforzare la resilienza di individui e imprese, specie del tessuto medio-piccolo”, sottolinea. Perché “nell’era dell’incertezza la fiducia è merce preziosa, indispensabile per la ripartenza: offrire un clima positivo e una rete di sicurezza è responsabilità che non può essere evasa”.

Così come, scrive ancora il presidente della Repubblica nel suo messaggio, “il coraggio dell’innovazione deve sapersi accompagnare alla grande attenzione alle povertà vecchie e nuove, non ultima la povertà educativa che determina intollerabili esclusioni“. Mentre “l’inclusione, anche quella finanziaria, appare un obiettivo da non trascurare, per accrescere nei risparmiatori la consapevolezza delle opportunità e dei rischi offerti dal mercato, per consentire la crescita del Paese“. Inoltre, “le Fondazioni bancarie sono state un veicolo molto prezioso e la loro funzione è accentuata in questa stagione per attenuare gli impatti sociali negativi, senza che debba venir meno il primario compito delle istituzioni pubbliche in questa direzione“. La situazione economica di famiglie, cittadini e imprese merita, dunque, attenzione particolare da chi ha il compito di gestire non solo il risparmio, ma anche il credito utile allo sviluppo e alla crescita. L’invito di Mattarella serve proprio a non dimenticare le priorità nella difficile condizione in cui versa l’economia globale. Un tema che tocca tutto e riguarda tutti, nessuno escluso.

Con RePowerEu spazio di manovra per Meloni sul Pnrr

Il nuovo governo Meloni non ha intenzione di “riscrivere” o “stravolgere” il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma è convinto che, di fronte agli scenari mutati dalla guerra, sarà necessario valutare alcuni aggiustamenti per renderlo a prova di futuro. La replica a Palazzo Madama, nel tradizionale momento di chiedere la fiducia al Senato, è l’occasione per la neo premier di chiarire (di nuovo) la sua posizione sul piano nazionale di ripresa e resilienza, che sarà anche il banco di prova delle relazioni dell’esecutivo italiano con Bruxelles. Meloni evita lo strappo con l’Ue, ma si dice pronta a far sentire la voce dell’Italia nelle istituzioni.

Non abbiamo mai detto che il Pnrr andasse stravolto, non abbiamo mai detto che andasse riscritto. Abbiamo detto che vogliamo rivederlo sulla base dell’articolo 21 del Next generation Eu che consente agli Stati di fare degli aggiustamenti se cambiano gli scenari di valutare quegli scenari”, ha chiarito Meloni di fronte ai senatori, chiedendo loro la fiducia al nuovo governo (ottenuta a Palazzo Madama con 115 sì, 79 voti contrari 3 5 astenuti, dopo aver già incassato il via libera della Camera). Il punto, secondo il governo, è che il Pnrr è stato scritto in un tempo “in cui non c’erano la guerra in Ucraina e gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia”. E dunque oggi per Meloni è “lecito ragionare se le risorse e gli interventi immaginati siano ancora validi in questo tempo mutato”. E il rischio è che “le gare vadano deserte e così le risorse non siano messe a terra”, ha messo in guardia, sottolineando di dover accelerare anche sull’attuazione del piano.

La modifica al Pnrr e la sua attuazione in linea con gli standard di Bruxelles è stata uno dei punti più controversi della campagna elettorale del centrodestra per le elezioni del 25 settembre. E così rischia di mettere alla prova i rapporti del governo di Roma con Bruxelles, anche se molto dipenderà da quanto Meloni rivendicherà la battaglia in sede a Bruxelles. Meloni chiede più spazio di manovra, dal momento che il piano “non è intoccabile“, ma lo spazio di manovra è minimo. Su richiesta dei giornalisti a Bruxelles, l’esecutivo comunitario (pur non volendo commentare direttamente le parole pronunciate da Meloni sulla possibile revisione dei piani), con la voce della portavoce per gli Affari economici, Veerle Nuyts, ha chiarito ieri che “in via prioritaria gli Stati membri devono attuare il piano di recupero e resilienza approvato dal Consiglio, che già comprendono tappe e obiettivi con tempistiche chiare. Modifiche possono essere richieste dai governi “ma solo in casi eccezionali”, dimostrando “di non poter più attuare parti o l’intero piano a causa di circostanze oggettive“, ha precisato la portavoce, mettendo in chiaro che in questo caso sarà necessaria una “valutazione molto attenta” da parte di Bruxelles.

Secondo l’Ue, il margine di modifica non è ampio, ma c’è un altro fronte su cui l’Italia (come gli altri Paesi membri) può lavorare per aggiornare il Pnrr ed è quello dato dalla transizione. Nel quadro del piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio per affrancare l’Ue dalla dipendenza energetica dalla Russia, Bruxelles propone di aggiungere un nuovo capitolo ai loro Pnrr dedicato solo a centrare gli obiettivi del Repower, quindi l’indipendenza dai fossili russi al più tardi entro il 2027. La proposta della Commissione è ora al vaglio dei due co-legislatori (Parlamento e Consiglio Ue), con l’idea di trovare un accordo entro la fine dell’anno.

Nei piani dell’Ue, il capitolo aggiuntivo al Pnrr per l’attuazione del REPowerEU avrà un regime di valutazione speciale e l’Esecutivo ha previsto anche una deroga a uno dei principi fondanti del piano stesso, quello del non arrecare danno significativo all’ambiente (Dnsh, acronimo di ‘Do No Significant Harm’) per le misure che “migliorano le infrastrutture energetiche per soddisfare le esigenze immediate di sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio e gas naturale”, spiegano fonti dell’Ue. Mettere in pausa il principio significa poter costruire nuove infrastrutture per il passaggio e il trasporto del gas e del petrolio, in alternativa alle vie che collegano l’Europa al fornitore russo. In sostanza, oleodotti e gasdotti che possano sostenere gli Stati membri nella diversificazione dei fornitori di risorse energetiche.

Meloni finora non ha chiarito nello specifico in quali termini vorrebbe apportare modifiche all’attuale piano, ma in Aula al Senato ha sottolineato che dal Pnrr può esserci una “piccola grande occasione che riguarda il Mezzogiorno d’Italia, dove tutto manca fuorché vento, mare e sole per produrre rinnovabili”. E l’idea è quella di fare “del Sud Italia l’hub di approvvigionamento energetico del Sud Europa”, sfruttando le risorse del Pnrr. E’ verosimile che l’attuazione del Pnrr sarà centrale nella prima visita in veste di premier che farà Meloni a Bruxelles nei prossimi giorni. Un incontro che, secondo varie fonti, potrebbe tenersi già nelle prossime settimane.

Energia, fondazione Guido Carli lancia Manifesto per superare crisi

Un Manifesto con idee e proposte per supportare il nuovo governo nella sfida del nostro tempo: superare la crisi energetica senza rinunciare a portare avanti con determinazione la transizione ecologica, cruciale per lo sviluppo del Paese e la tutela dell’equilibrio ambientale. Il documento sarà il punto di approdo della Convention inaugurale della Fondazione Guido Carli, “Energie coraggiose. Forze che fanno muovere il mondo”, in programma a Roma, a Villa Blanc, il 2 dicembre. Al centro il tema delle energie, intese nel loro duplice significato di beni economici primari e motori di un’innovazione giusta e inclusiva.

“Negli ultimi due anni segnati dalla pandemia e dalla ripartenza – spiega Romana Liuzzo, Presidente della Fondazione Guido Carli – avevo individuato come parole chiave Ri-Nascita e Mondo Nuovo. Nel 2023 saranno fondamentali le Energie Coraggiose. Per spiegarle, prendo a prestito dal vocabolario greco la parola ‘meraki’. Significa ‘fare qualcosa con tutto te stesso, con passione, creatività e amore’. I cittadini e le imprese hanno superato così la tragedia del Covid, permettendo all’Italia di crescere a livelli record nel 2021. Fondamentale è stata la solidarietà europea. Una solidarietà che non può e non deve mancare oggi: davanti al buio della guerra e ai costi sociali ed economici della crisi energetica, chiusure ed egoismi vanno abbandonati. Ci si salva e si innova solo insieme, raccogliendo tutte le forze ‘generative’. A questo servirà il nostro Manifesto”.

La Convention – aperta dalla Presidente Liuzzo, cui seguirà un saluto istituzionale – vedrà la partecipazione di esponenti di primissimo piano del mondo delle istituzioni, delle imprese e della cultura. Moderata dalla giornalista e conduttrice televisiva Veronica Gentili, si articolerà in tre momenti.

Il primo, dedicato a “Crisi e innovazione”, avrà come protagonista Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, intervistato dalla direttrice del Tg1, Monica Maggioni.

Il secondo, “Editoria in movimento”, prevede un faccia a faccia tra Urbano Cairo, Presidente Cairo Communication e Rcs, e Gentili.

Il terzo, “Energie pro-positive: tra etica e sviluppo”, vedrà la moderatrice guidare un dibattito con Domitilla Benigni, Ceo & Coo Elettronica, lo psichiatra Paolo Crepet, Sergio Dompè, presidente Dompè Farmaceutici SpA, Luigi Ferraris, amministratore delegato Ferrovie dello Stato, Stefano Sala, amministratore delegato Publitalia ’80 e Giovanni Malagò, presidente Coni.

L’evento si svolgerà in presenza, nel rispetto delle norme anti-Covid e sarà trasmesso anche in diretta streaming su ansa.it, corriere.it, tgcom24.it e sulla pagina Facebook della Fondazione Guido Carli.

Torino Wireless diventa Piemonte Innova: al servizio di imprese e Pa per la transizione

Accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella gestione dell’impatto economico e sociale delle grandi transizioni (digitale, ambientale ed energetica) che caratterizzeranno i prossimi anni a partire da tre grandi temi: Sostenibilità, Intelligenza Artificiale e Cybersecurity. Il riconoscimento nazionale e non solo più regionale della Fondazione, inoltre, offre ulteriori opportunità di miglioramento competitivo. Sono gli obiettivi di Piemonte Innova, brand rinnovato di Torino Wireless, che dalla fondazione mette a fattor comune in ambito digitale soggetti pubblici, enti di ricerca e imprese. Uno staff di 35 persone impegnate su oltre 40 progetti di cui 8 europei, un cluster nazionale, un polo regionale e un ecosistema dedicato all’innovazione. Piemonte Innova mette a disposizione competenze nella gestione dei bandi sui temi dell’innovazione europei e italiani, sostiene e affianca Pmi e piccoli comuni nella transizione digitale, risponde alle richieste di partecipazione ai progetti promossi dagli enti territoriali, individuando fabbisogni e collaborazioni per progetti di ricerca collaborativa pubblico-privata. A queste funzioni storiche dei 20 anni di Torino Wireless, Fondazione Piemonte Innova aggiunge, grazie all’ingresso dei nuovi soci e al rinnovato patto tra i fondatori, nuove competenze e il mandato di agire, in collaborazione con gli altri Stakeholder, come soggetto facilitatore dei processi di innovazione e di sviluppo della digitalizzazione dei cosiddetti soggetti digitalmente fragili: piccoli comuni e micro e piccole imprese dei settori meno tecnologici.

Piemonte Innova mantiene la gestione del Polo di Innovazione ICT, una rete che traina dal 2009 l’innovazione del Piemonte attraverso eventi di networking, supporto a bandi regionali e nazionali, finanziamenti europei. Il polo è strutturato su cinque filiere che interpretano le sfide del futuro: Blockchain, Digital4Social, Green&Circular, Intelligenza Artificiale e Smart Mobility. Ne fanno parte quasi 300 aderenti tra cui 252 Imprese, 17 università e organismi di ricerca e 21 enti e associazioni in qualità di partner o end user. In questi 15 anni il Polo ICT ha portato a finanziamento 316 progetti di ricerca, per un investimento sul territorio pari a 150 milioni di euro.

Ha una dimensione nazionale sin dalla sua fondazione, un’altra eccellenza che Piemonte Innova eredita nella gestione: il Cluster SmartCommunitiesTech, la rete nazionale che dal 2012 promuove progetti di innovazione e soluzioni tecnologiche applicative per la gestione di aree urbane e metropolitane. Tredici soci territoriali, 119 organizzazioni aderenti e 46 città, animano questa comunità che integra e sviluppa competenze, fabbisogni e interessi per lo sviluppo tecnologico e sociale delle città.

Piemonte Innova è, inoltre, uno dei partner dell’Ecosistema Nodes (Nord Ovest Digitale e Sostenibile) finanziato a giugno 2022 dal ministero dell’Università e della Ricerca su una proposta presentata dal Politecnico e dall’Università di Torino insieme a una rete di 24 partner pubblici e privati. È uno degli 11 Ecosistemi dell’Innovazione che il ministero ha individuato al fine di supportare la crescita sostenibile e inclusiva dei territori di riferimento in quella che viene identificata come la doppia transizione (digitale ed ecologica), che tramite il Pnrr porterà 110 milioni di euro tra Piemonte, Valle d’Aosta e le province più occidentali della Lombardia, Como, Varese e Pavia. Nodes punta a creare in tre anni, filiere di ricerca e industriali in sette settori legati alle vocazioni del territorio. Delle risorse già individuate 54 milioni di euro saranno impiegati in ‘bandi a cascata’ per accrescere le competenze, valorizzare la ricerca e trasferimento tecnologico.

La capacità di attrarre investimenti, imprese e idee è diventata nevralgica per rendere più competitivi i territori che si contendono i circa 300 miliardi disponibili per l’Italia tra Programmazione europea 2021-2027 e PNRR. L’innovazione digitale è il processo abilitante grazie a cui queste risorse si trasformeranno in un beneficio concreto per cittadini e imprese, generando sviluppo e competenze diffuse”, spiega Massimiliano Cipolletta, presidente di Piemonte Innova. “Noi siamo al servizio di queste strategie, pienamente supportati dai nostri fondatori pubblici che hanno voluto sancire questo rinnovamento con un nuovo accordo di programma: Regione Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino, Politecnico e Università di Torino, Camera di commercio di Torino.  A loro si affiancano i nostri fondatori privati: Fondazione Links e Unione Industriali di Torino con cui abbiamo rinnovato accordi di collaborazione mirati e a cui si sono aggiunti nel 2022 tre nuovi enti che hanno aderito e con cui sono già partite collaborazioni strategiche: Camera di commercio di Cuneo, CSI Piemonte e Unioncamere Piemonte”.

Siamo di fronte a un nuovo paradigma che ha imposto un cambiamento di dimensione e funzioni che ci ha convinto anche a cambiare nome assumendo una dimensione più ampia. Piemonte Innova però mantiene inalterata la sua natura di partenariato pubblico-privato. Vent’anni di storia certificano una competenza radicata che poggia su una conoscenza reale di oltre 3.000 imprese, di cui almeno due al giorno, per un totale di circa 400 all’anno, si rivolgono a noi e utilizzano almeno una delle nostre funzioni”, conclude Laura Morgagni, direttore di Piemonte Innova.