Siti energetici russi sotto attacco dei droni. Putin accusa l’Ucraina: “Vogliono minare le elezioni”

I siti energetici russi sono sotto attacco per il secondo giorno consecutivo. L’ultimo, in ordine di tempo, ha preso di mira una raffineria di petrolio nella zona di Ryazan, che si trova a circa 200 chilometri a sud-est di Mosca, uno dei maggiori produttori di carburante per la Russia centrale e controllata dal gigante petrolifero Rosneft. L’attacco è stato portato ancora una volta con un drone, che ha provocato feriti e un incendio, riferisce France Presse citando le dichiarazioni del governatore della regione, Pavel Malkov.

Ma sono decine i droni che hanno puntato su siti strategici anche in altre zone della Russia, come Belgorod, Bryansk, Kursk e Voronezh. La caratteristica che hanno in comune è di trovarsi geograficamente al confine con l’Ucraina. Negli attacchi, comunque, non ci sono notizie di ferimenti, stando a quanto riportano le varie autorità regionali.

Un altro drone è stato abbattuto, invece, mentre si avvicinava a una raffineria di petrolio nella regione di Leningrado, vicino a San Pietroburgo (nord-ovest)

I raid erano iniziati già martedì 12 marzo, puntando come obiettivo sempre una raffineria di petrolio, ma nella zona industriale di Kstovo (regione di Nizhny Novgorod), a 800 chilometri dal confine ucraino. Così come sempre ieri un incendio è scoppiato in un impianto di carburante nella regione di Orel. Le autorità regionali riferiscono che più di trenta droni sono stati abbattuti nella regione di Voronezh, mentre l’attacco ha causato danni non rilevanti alle infrastrutture. Il computo sale sommando gli 8 droni abbattuti nella regione di Bryansk, quattro nella regione di Kursk, sei nella regione di Belgorod, dove però i danni alle linee elettriche hanno causato diverse interruzioni di corrente.

Il presidente Russo, Vladimir Putin, punta il dito contro l’Ucraina. “Non ho dubbi che l’obiettivo principale, se non riusciranno a minare le elezioni presidenziali in Russia, è almeno quello di cercare di impedire ai cittadini di esprimere la loro volontà in qualsiasi modo”.

Renato Mazzoncini

A2A punta sul green: investimento da 22 mld al 2035 per transizione energetica ed economia circolare

Nei prossimi 12 anni A2A investirà 22 miliardi di euro per la transizione green e, in particolare, 6 miliardi saranno destinati all’economia circolare e 16 alla transizione energetica. Il piano, che “si conferma il cardine della strategia del gruppo”, è focalizzato su infrastrutture, persone e imprese, decarbonizzazione e sviluppo future-fit. Oltre il 70% degli investimenti previsti entro il 2030 è autorizzato o già in corso di realizzazione. Lo comunica A2A nella nota in cui annuncia l’approvazione del Piano Strategico 2024-2035 che rilancia e estende gli obiettivi di crescita industriale del gruppo nel lungo periodo.

Il 2035, spiega l’amministratore delegato, Renato Mazzoncini, rappresenta “un anno chiave in Europa per la transizione ecologica” e per questo il gruppo ha aumentato gli investimenti a 22 miliardi, di cui il 44% destinati a business con bassa volatilità, “per infrastrutture dedicate all’economia circolare e alla transizione energetica che si confermano i pilastri della nostra strategia”. L’obiettivo, aggiunge, “è continuare a contribuire al processo di decarbonizzazione del Paese attraverso investimenti concreti per sostenere l’elettrificazione dei consumi, lo sviluppo delle rinnovabili, la chiusura del ciclo dei rifiuti e migliorare l’efficienza del ciclo idrico”.

In particolare, A2A punta al potenziamento e alla realizzazione di nuove infrastrutture per i rifiuti urbani e industriali, arrivando a trattarne oltre 7 milioni di tonnellate al 2035 (da 5,5 milioni nel 2023) grazie a circa 4 miliardi di nuovi investimenti. Un’ulteriore linea di sviluppo del nuovo Piano riguarda il trattamento dei rifiuti industriali che, grazie a un nuovo modello commerciale e operativo integrato e digitalizzato, permetterà di incrementare il loro trattamento a 2,4 milioni di tonnellate a fine Piano (da 1,1 milioni di tonnellate nel 2023) grazie a investimenti per circa 1,4 miliardi.

Sul fronte dell’acqua, spiega il gruppo, sono previsti 700 milioni di euro di investimento, che porteranno la Rab e l’Ebitda del comparto rispettivamente a 1 miliardo di euro (da 0,5 miliardi di euro nel 2023) e a oltre 100 milioni di euro al 2035.

L’impegno di A2A per la transizione energetica, spiega il gruppo, si concretizza con 16 miliardi di euro di investimenti per favorire l’elettrificazione dei consumi e lo sviluppo della rete di distribuzione elettrica, delle rinnovabili e dell’energia flessibile. In particolare, si prevede, un’operazione straordinaria da circa 1,2 miliardi di euro per l’acquisizione di gran parte della rete della provincia di Milano e, nel bresciano, della Valtrompia: 17 mila chilometri di rete elettrica, su cui sono dislocati 800 mila Pod e 60 cabine primarie. Questa acquisizione si inserisce nella strategia generale di sviluppo delle reti elettriche che prevede 4 miliardi di euro di Capex in arco piano, che permetterà ad A2A di generare 500 milioni di euro di Ebitda al 2035.

“Il contributo di A2A alla transizione energetica e alla decarbonizzazione del Paese” si concretizza, inoltre, con 4,6 miliardi di euro di Capex dedicati allo sviluppo di un portafoglio Fer da 5,7 GW nel 2035, “in crescita di 3,1 GW rispetto al 2023, grazie al quale saranno prodotti oltre 10 TWh di energia verde al 2035.” A supporto della crescita pianificata, A2A può contare su una pipeline di impianti eolici e solari da oltre 1,8 GW, di cui l’83% composto da progetti sviluppati internamente.

Nell’ottica di accompagnare persone e imprese nel percorso di transizione energetica, A2A intende incrementare la base clienti, “dai 3,5 milioni del 2023 ad oltre 5 milioni nel 2035, con un’offerta sempre più mirata all’elettrificazione dei consumi, anche grazie a VAS3 e PPA4 (B2B e mass market)”. A sostegno della crescita della base clienti A2A “può contare sul successo delle campagne acquisitive passate, su una strategia multicanale, su una consolidata notorietà e sulla soddisfazione dei clienti, elementi che consentiranno di ottenere una quota di mercato in aumento dal 6% del 2023 a oltre il 9% nel 2035”.

Il Piano Strategico 2024-2035 di A2A prevede un Ebitda ordinario in crescita da 1,9 miliardi nel 2023 a 2,2 miliardi nel 2026, a 2,6 miliardi nel 2030 e superiore a 3,2 miliardi nel 2035. Il tasso di crescita Cagr 2023-2026, al netto dell’effetto scenario sul 2023, risulta pari al 9%, mentre il corrispondente valore sul periodo 2023-2035 è pari al 6%. L’utile netto ordinario mostra un trend di crescita “coerente con l’andamento della marginalità operativa, da 0,6 miliardi di euro nel 2023 e nel 2026 a 0,7 miliardi nel 2030 e risulta maggiore di 1 miliardo di euro al 2035“. Il tasso di crescita Cagr 2023-2026, al netto dell’effetto scenario sul 2023, risulta pari al 10%, mentre il corrispondente valore sul periodo 2023-2035 è pari al 7%

 

 

Tags:
,

Case green, Santomauro (Cnpr): Costi potrebbero arrivare a 50mila euro a famiglia

L’Ue riaccende i riflettori sulla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) che ha l’obiettivo di riqualificare milioni di edifici residenziali europei migliorandone l’efficienza energetica attraverso due step: portarli entro il 2030 in classe E ed entro il 2033 in classe D. “L’Italia, secondo l’art.9 della direttiva – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – ha come obiettivo ridurre del 16% il consumo medio di energia entro il 2030, del 20,22% entro il 2035, per arrivare nel 2050 alle zero emissioni previste per l’intero stock abitativo”. Per raggiungere l’obiettivo sarà necessario intervenire su circa 1,8 milioni di edifici, la maggior parte dei quali, costruiti prima del 1945, concentrate soprattutto nelle classi energetiche F e G. “Anche se è impossibile calcolare precisamente l’importo di ogni singola riqualificazione – conclude Santomauro – secondo i calcoli stimati da Scenari Immobiliari per Il Sole 24Ore, la spesa potrebbe oscillare tra 20 e 55mila euro a famiglia”.

Le ‘donne della transizione’ rompono il soffitto di cristallo

La parità di genere, quella vera, è ancora lontana. Ma negli ultimi anni la società civile ha fatto comunque dei passi avanti notevoli, così come la politica e il mondo dell’impresa. Dalle istituzioni alle grandi aziende, oggigiorno ci sono molte più donne ai posti di vertice rispetto a un passato anche recente, ma il percorso è lungo. E chissà se il processo che dovrà portare al compimento delle transizioni, ecologica, energetica e digitale, possa dare quella spinta che serve per frantumare definitivamente il soffitto di cristallo. Non solo perché Greta Thunberg è diventata ormai un simbolo mondiale dell’attivismo per il clima e la decarbonizzazione.

La riflessione emerge se, con santa pazienza, si prova a scorrere negli elenchi di Camera, Senato, Palazzo Chigi, management delle imprese chi sono attualmente i vertici. L’esempio più concreto è sicuramente quello del governo, dove Giorgia Meloni è entrata a far parte della storia del Paese come prima donna presidente del Consiglio. Nelle sue mani passano tutti i dossier più importanti, compresi quelli del Green Deal ovviamente. Oltre alla premier, tra le ‘donne della transizione‘ c’è di sicuro Vannia Gava, che per la seconda volta ricopre il ruolo di vice ministro dell’Ambiente, dicastero al quale da questa legislatura viene affiancata anche la delega alla Sicurezza energetica.

In Parlamento, invece, Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera, e Luana Zanella, presidente dei deputati di Avs, portano avanti la bandiera dell’ambientalismo nelle istituzioni. Tra i banchi di Montecitorio siede anche Elly Schlein, prima segretaria del Pd, sempre in prima linea sulle battaglie per il clima.

In Europa, poi, entra di fatto e di diritto nel pantheon la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Non foss’altro perché, anche nel suo caso, la responsabilità dei temi passa comunque tutta dalle sue mani. Nella squadra di Bruxelles, poi, ci sono la vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager, che si occupa di Digitale, Kadri Simson, che ha il compito di gestire la delega all’Energia, e Iliana Ivanova, commissaria a Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù.

Nel mondo economico e finanziario è Christine Lagarde, attuale presidente della Banca centrale europea ed ex direttrice del Fondo monetario internazionale, il volto più conosciuto sul palcoscenico mondiale. Mentre sta iniziando a ritagliarsi il suo spazio anche Nadia Calvino, nominata lo scorso 1 gennaio presidente della Banca europea per gli investimenti: prima donna a ricoprire questo ruolo dalla fondazione della Bei, nel 1958.

Tornando in Italia, la situazione inizia a cambiare anche nei board delle principali società partecipate. Sebbene la strada sia ancora faticosamente lunga, visto che la prima e unica donna (della storia) a capo di una delle più grandi aziende italiane è l’amministratrice delegata e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, nominata il 9 maggio di un anno fa. Nel gruppo Eni, invece, Rita Marino è presidente di Plenitude, mentre tra i manager figurano Chiara Ficeti per l’Energy Management, Giorgia Molajoni per Digital, Information Technology & Communication, Giovanna Bianchi Health, Safety, Environment and Quality e Simona Napoli Internal Audit.

Rimanendo nel campo energetico, Francesca Gostinelli è Head of Enel X Global Retail, Silvia Fiori direttrice della funzione Audit di Enel, Elisabetta Colacchia è Head of People and Organization, Margherita Mezzacapo, Marina Lombardi e Donata Susca rispettivamente responsabili di Audit, Innovazione e Health, Safety, Environment and Quality di Enel Green Power & Thermal Generation, la business line di Enel che si occupa della generazione di energia elettrica.

Spostando l’obiettivo verso la parte più economica, Silvia Maria Rovere è presidentessa di Poste Italiane dal maggio 2023, Alessandra Ricci è amministratrice delegata e direttrice generale di Sace, che molto spesso investe in progetti relativi alla transizione ecologica e la sostenibilità. Altro nome di rilievo è quello di Silvia Massaro, presidentessa di Sace Srv, la società specializzata nel recupero dei crediti e gestione del patrimonio informativo. Regina Corradini D’Arienzo, inoltre, è ad e dg di Simest e Alessandra Bruni presidentessa di Enav.

Spostando l’attenzione sul mondo associazionistico, le donne con ruoli apicali diventano ancora di meno. Perché tra le grandi sigle ricoprono incarichi di vertice Annamaria Barrile, direttrice generale di Confagricoltura, Maria Letizia Gardoni, presidentessa di Coldiretti Bio, Maria Grazia Mammuccini, presidentessa di FederBio, Barbara Nappini e Serena Milano, rispettivamente presidentessa e direttrice generale Slow Food Italia, e Nicoletta Maffini, presidentessa di AssoBio. Infine, c’è molto da rivedere nel mondo sindacale, se solo Daniela Piras ha un incarico di vertice come segretaria generale della Uiltec.

Energia, al vaglio misure strutturali per i vulnerabili. Pichetto: “Prezzi giù con diffusione rinnovabili”

Il Governo è impegnato nel monitoraggio dell’andamento dei prezzi dell’energia e nell’individuazione di “ogni misura atta ad assicurare la massima protezione di cittadini e imprese, e in particolare dei vulnerabili”. Per questo, l’esecutivo sta “valutando ulteriori misure strutturali per i soggetti vulnerabili nell’ambito della Strategia nazionale per la povertà energetica e del Fondo sociale per il clima, volto, quest’ultimo, a mitigare l’impatto sociale della transizione energetica sulle famiglie in condizione di disagio economico”. Parola del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che durante il question time alla Camera ha tracciato l’attuale situazione energetica del Paese. Una situazione che, rispetto a quella di un anno fa, appare decisamente migliorata, visto che “tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 – ha aggiunto – i valori medi delle offerte di elettricità e gas a prezzo fisso per il mercato domestico sono diminuiti di circa il 20%, sulla scia di mercati all’ingrosso in ribasso”.

Per dare un ulteriore slancio al ribasso dei prezzi, un forte aiuto potrebbe arrivare dalle rinnovabili. Per questo motivo dal 2008 al 2022 sono stati erogati incentivi per oltre 141 miliardi di euro: “La progressiva diffusione delle rinnovabili favorirà la diminuzione dei costi delle singole tecnologie alle quali sono tarate i meccanismi di incentivazione e di conseguenza una riduzione degli oneri in bolletta nel tempo”. Ma non si può lasciare da parte neanche l’idroelettrico, per la quale Pichetto auspica “una rinnovata stagione di investimenti”. Si tratta, ha aggiunto, “una risorsa per la sicurezza energetica del Paese e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione” ed ecco perché “dovranno andare avanti le interlocuzioni con Bruxelles” per far sì che ci sia “una più ampia condivisione possibile delle soluzioni prospettate“.

Ma, se le bollette hanno un peso, il Governo non può trascurare il tema della sicurezza energetica, per il quale il gas ha ancora un ruolo importante. Per questo, fermo restando il programma di decarbonizzazione, “i rigassificatori costituiscono opere strategiche”, ha sottolineato il ministro. In questo contesto, “i due terminali di rigassificazione di Porto Empedocle e Gioia Tauro, già autorizzati, potranno garantire una capacità aggiuntiva pari a 20 miliardi di standard metri cubi annui, con la possibilità di traguardare al 2030 una capacità complessiva di circa 48 miliardi”.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas: Italia cala a 57,39%, media Ue a 62,78%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 28 febbraio), l’Italia cala al 57,39% e la media Ue scende a quota 62,78%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni mentre in testa c’è sempre il Portogallo, in aumento a 96,15%.

Mattarella a Cipro il 26 e 27 febbraio, energia e Mediterraneo al centro dell’agenda

Quella di Sergio Mattarella, il 26 e 27 febbraio prossimi, sarà la prima visita di un presidente della Repubblica a Cipro. Tanti i temi che accompagnano il viaggio del capo dello Stato nel Paese che celebra nel 2024 i vent’anni dall’ingresso nell’Unione europea, ma anche – soprattutto – il cinquantesimo anniversario dalla guerra che nel 1974 sconvolse gli equilibri dell’isola, di cui ancora oggi si vedono gli strascichi.

Il programma è intenso, con diversi appuntamenti in agenda, per una due giorni utile ad acquisire il punto di vista di un partner europeo nella situazione geopolitica complessa che si vive oggi, sia nel Mediterraneo orientale quanto in Medio Oriente con le tensioni tra Israele e Palestina. Sullo sfondo restano le questioni storicamente aperte, la divisione tra le due comunità che convivono, quella turco-cipriota e quella dei greci-ciprioti, e il difficile rapporto con la Turchia, reso ancora più complicato dagli scontri sull’utilizzo della Zona economica esclusiva e dei giacimenti di gas offshore che sono stati scoperti negli ultimi anni.

L’Italia può vantare una forte presenza economica sul territorio, soprattutto grazie all’impegno di Eni, che dal 2013 è presente con sette licenze esplorative, grazie alle quali sono state possibili importanti scoperte nelle acque al largo di Cipro. L’ultima, in termini temporali, nel 2022, tramite il pozzo Zeus-1 perforato nel Blocco 6 (operato da Eni Cyprus, che ha il 50%, con TotalEnergies come partner) a 162 chilometri al largo della costa e 2.300 metri di profondità d’acqua, che ha volumi di gas tra i 56 e gli 85 miliardi di metri cubi. Mentre lo scorso 15 febbraio è stato completato il pozzo Cronos-2, nello stesso blocco, che ha una capacità stimata di oltre 4,2 milioni di metri cubi al giorno.

Sul tavolo restano aperti anche i dossier sui collegamenti per il trasporto del gas o quelli sulle infrastrutture per la liquefazione. Temi che sono sempre stati di primaria importanza, che dall’invasione russa in Ucraina hanno assunto un carattere prioritario, non solo per assicurare gli approvvigionamenti ma per garantire la sicurezza energetica del Vecchio continente.

Cipro, dunque, può diventare un prezioso alleato, sebbene la situazione non sia particolarmente felice per effetto della doppia crisi: quella scatenata dall’invasione decisa da Mosca in Ucraina (nel Paese è forte la presenza di investimenti russi) e la ripresa del conflitto mediorientale. Nicosia, infatti, è attiva nel tentativo di creare un corridoio umanitario con Gaza.

Cipro è impegnata in un programma di riforme annunciate dal presidente, Nikos Christodoulides, tra le quali quella di riattivare un dialogo costruttivo con Ankara. Mattarella, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, lo incontrerà al suo arrivo a Nicosia, lunedì 26 febbraio, al Palazzo Presidenziale. Il giorno successivo, martedì 27 febbraio, il capo dello Stato visiterà il Parlamento cipriota, accolto dalla presidente, Annita Demetriou. Nella mattinata Mattarella sarà anche nella buffer zone, la cosiddetta ‘linea verde‘, al quartier generale della forza Onu per il mantenimento della pace a Cipro, dove sarà ricevuto dal rappresentante speciale del segretario delle Nazioni Unite e capo della forza di peacekeeping a Cipro, Colin Steward, che nel contingente al suo comando può contare anche sulla presenza di quattro marescialli dell’Arma dei Carabinieri.

Mattarella, poi, sarà al Comitato per le persone scomparse, che si occupa di dare un nome e un’identità alle oltre duemila vittime della guerra tra le comunità turca e greca degli anni Settanta. Molto simbolica sarà anche la visita al vecchio aeroporto di Nicosia, che ha la caratteristica di essere rimasto esattamente come cinquant’anni fa, dopo il conflitto. A metà mattinata, poi, è previsto l’arrivo al porto di Limassol dove il presidente della Repubblica visiterà la fregata ‘Carlo Bergamini‘ della Marina Militare, accolto dal capo di stato maggiore, l’ammiraglio Enrico Credendino. Nel pomeriggio l’ultima tappa: Mattarella sarà infatti a Paphos, capoluogo del distretto di origine di Christodoulides, che lo accompagnerà al sito archeologico della Casa di Dioniso e dei mosaici romani.

Confindustria, quattro candidati uniti sull’Europa e divisi sull’energia

Ora che sono stati svelati i programmi dei quattro candidati alla presidenza di Confindustria, a prescindere dall’esito delle elezioni del 4 aprile, affiorano alcune considerazioni. La prima, e tracimante, è che tutti – cioè Garrone, Gozzi, Orsini e Marenghi – vedono ‘ questa’ Europa inadatta a coniugare le esigenze della transizione ecologica con le necessità concrete dell’industria. Un fronte compatto, insomma. Per chiarirci, è l’Europa di Ursula von der Leyen (che però si ripropone per la presidenza della Commissione) e dell’ex vicepresidente Frans Timmermans, l’Europa delle auto elettriche e delle case green, degli imballaggi e dei pesticidi. Insomma, quell’Europa intransigente e irrealistica che ha rischiato di implodere e che non se la passa benissimo. Tutto giusto, ma come fare? Perché sarebbe illegittimo trascurare un dettaglio non proprio marginale legato a chi vincerà le elezioni, a quale maggioranza avrà il Parlamento, a che tipo di deriva prenderà la Commissione. Incidere a livello decisionale può diventare un esercizio facile o complicato, dipende dagli interlocutori…

Antonio Gozzi – gran capo di Duferco e presidente di Federacciai – ha frequentato Bruxelles per molti anni, conosce vantaggi, svantaggi e dinamiche spesso non lineari; ma anche gli altri hanno ‘saggiato’ cosa significhi confrontarsi con realtà profondamente diverse da quella italiana, in cui ogni Paese tira l’acqua al proprio mulino. E di mulini ce ne sono 27… Non si può fare a meno della Ue, ci mancherebbe, ma si devono gettare basi diverse per la gestione all’interno e all’esterno della stessa. Le strade per riuscirci, secondo i confindustriali, sono quelle del dialogo sotto traccia non dello scontro. Con una postilla: Cina, Usa, Russia e India non stanno a guardare come le stelle di Cronin. E l’Europa è già in ritardo.

La seconda considerazione riguarda l’industria – nello specifico il fattore energetico – e fa emergere una scomposizione ideologica frutto di una visione strategica differente e di tornaconti spiccioli, anche se va detto che l’obiettivo della decarbonizzazione è il fil rouge capace di legare ragionamenti opposti. Il gas fino a un anno fa metteva paura, adesso il prezzo è sotto controllo anche grazie alle temperature miti e agli stoccaggi. C’è chi ne vorrebbe congelare il prezzo per allinearsi al trend di alcuni Stati membri (la Germania), in maniera da consolidare la competitività industriale, c’è chi invita a battere strade alternative. Garrone, che ha dato vita alla trasformazione di Erg da raffineria a società dedita alla produzione di energia elettrica da fonti pulite, spinge per le rinnovabili, altri per il nucleare. Di sole e vento non si può campare, il nucleare rimane una soluzione non immediata, resta sempre il gas…

bollette

INFOGRAFICA INTERATTIVA Energia, i consumi pro capite nel 2022 Paese per Paese

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati di Ourworldindata, è rappresentata l’energia consumata nel 2022 pro capite per Paese. Muovendo il cursore sul planisfero si possono vedere i dati Stato per Stato. I più energivori sono i canadesi con oltre 102mila kWh consumati pro capite. Ogni italiano invece nel 2022 ha consumato in media 28.910 kWh.

Margini record (1,8 miliardi) per Edison trainati da rinnovabili: boom idroelettrico

Edison festeggia i 140 anni con un utile netto di oltre mezzo miliardo, rispetto ai 151 milioni del 2022, e un azzeramento dell’indebitamento. Anzi, addirittura il gruppo segnala 160 milioni a credito, rispetto ai -477 milioni di un anno fa, “per effetto principalmente della significativa generazione di cassa dettata dai robusti risultati della gestione operativa”. L’Ebitda, ovvero il margine lordo, ha infatti toccato il record di 1,8 miliardi, +71% annuale. Con questi risultati, la società guidata da Nicola Monti, ha deciso di distribuire un dividendo che per il 2023 è di euro 0,105 per ciascuna azione di risparmio (era 0,052 euro nel 2022) e di euro 0,075 per ciascuna azione ordinaria contro gli 0,022 euro dell’anno precedente.

A far volare i margini sono in particolare le attività rinnovabili e, in particolare, la ripresa della produzione idroelettrica dopo la forte siccità del 2022. Positivo poi l’apporto di Edison Energia nel segmento Gas&Power, che nel 2023 raggiunge i 2 milioni di contratti, e dei servizi energetici e ambientali di Edison Next. Al risultato ha concorso anche la buona performance del portafoglio gas, nonostante il forte impatto negativo causato dalla mancata consegna di Gnl dagli Stati Uniti, che ha indotto la società ad avviare un contezioso arbitrale contro Venture Global Calcasieu Pass LLC presso la London Court of International Arbitration.

Il fatturato invece si è ridotto, complice il crollo delle quotazioni energetiche. Il gruppo chiude l’esercizio 2023 con ricavi di vendita pari a 18,436 miliardi di euro da 30,309 miliardi del 2022. Una riduzione legata alla filiera Attività Gas che ha riportato ricavi in flessione del 47,8% a 12,132 miliardi, “in conseguenza appunto dell’evoluzione dello scenario prezzi e della contrazione dei volumi di vendita”. Stessa dinamica si osserva per la filiera Energia Elettrica con ricavi in diminuzione del 16,1% a 8,335 miliardi, per effetto soprattutto della minor produzione termoelettrica (-9,3%). Molto positivo invece l’apporto delle rinnovabili con la produzione idroelettrica che cresce del 63,4% anno su anno, e quella eolica e fotovoltaica che nel complesso registrano un incremento della produzione del 14,7%, grazie all’entrata in esercizio di nuovi impianti, alla maggiore ventosità e a una variazione di perimetro avvenuta a luglio 2022 (acquisizione Winbis Srl e Cerbis Srl).

Il contesto economico resta comunque stagnante. Il rallentamento del Pil si è riverberato sulla domanda annuale di energia in Italia, che risulta in flessione per il secondo anno consecutivo sia per l’elettricità che per il gas. Nel 2023 la domanda di energia elettrica è calata del 2,7% rispetto al 2022, attestandosi a 308,4 TWh. Ancora maggiore la flessione della domanda nazionale di gas che nel 2023 diminuisce dell’8,4% a 63,1 miliardi di metri cubi. Ciò nonostante, seppur “in considerazione dell’attuale contesto di mercato caratterizzato da un’elevata incertezza economica, geopolitica e da uno scenario prezzi di gas ed elettricità in flessione”, Edison prevede comunque per il 2024 un livello minimo di Ebitda di 1,5 miliardi di euro. I clienti Gas &Power infine punteranno verso quota 3 milioni, dopo che la società si è aggiudicata 4 lotti di circa 700.000 clienti con l’asta promossa da Arera, che si aggiungeranno ai 2 milioni attuali.