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Italgas, nel primo trimestre +13,5% utile netto ma calano ricavi per fine Superbonus. Gallo: “2024 solido, avanti con decarbonizzazione”

“Siamo molto felici dei risultati del primo trimestre 2024” e “non credo che ci siano così tante compagnie che hanno avuto queste performance”. E’ soddisfatto l’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo, dei conti del gruppo dei primi tre mesi dell’anno e, durante la conference call con gli analisti finanziari e gli investitori assicura che “il 2024 è all’insegna della solidità”.

In effetti, l’utile netto è in crescita del 13,5% 8 (a 117,6 milioni di euro), anche se i ricavi totali calano del 10,1% a 431,3 milioni di euro “per effetto della contrazione delle attività di efficienza energetica relative” al Superbonus. Nel primo trimestre, dice Gallo, “c’è stata una piccola coda, ma ci aspettiamo che arrivi a zero. Sulla base delle informazioni che abbiamo oggi, il cambio da 4 a 10 anni, il deprezzamento, dovrebbe riguardare solo i costi del 2024, quindi” il Superbonus “avrà un impatto davvero minimo sui nostri risultati”.

I ricavi regolati distribuzione gas sono pari a 403,5 milioni di euro (+11,2%). L’Ebitda dei primi tre mesi del 2024 ammonta a 325,7 milioni di euro in crescita del +9,6% rispetto al 31 marzo 2023, anche a seguito, spiega Italgas, “del miglioramento del Wacc regolato nella distribuzione gas in Italia”. Il gruppo ha effettuato investimenti tecnici per un ammontare pari a 160,9 milioni di euro e sono state posate 175 km di condotte di distribuzione del gas (di cui 104 in esercizio e 98 in Grecia).

Inoltre, a febbraio 2024 sono entrate nel perimetro di consolidamento circa 900 km di condotte relative all’Atem di Belluno. Investimenti, dice l’ad, che “hanno permesso di fornire ulteriore impulso allo sviluppo e alla trasformazione digitale di reti e impianti, in Italia e in Grecia, a sostegno della transizione ecologica al net zero”. Un lavoro importante “sul fronte della decarbonizzazione dei consumi e del risparmio energetico a sostegno dello sviluppo sostenibile dei territori e della crescita di valore del gruppo”. Nel primo trimestre, infatti, Italgas ha ridotto del 4% le emissioni di Scope 1 e 2, trainate dal calo dei consumi netti di energia (-14,2%). “Il nostro approccio per ridurre la carbon footprint sta mostrando importanti risultati”, conferma Gallo.

Il gruppo, intanto, guarda avanti e ha presentato un’offerta non vincolante per l’intero capitale sociale di 2i Rete Gas S.p.A. In caso di intese vincolanti, Italgas farà fronte al fabbisogno finanziario con un finanziamento ‘bridge’, garantito da J.P. Morgan. Ed è questa la ragione per cui il gruppo ha deciso di rinviare la presentazione del Piano Strategico 2024-2030, precedentemente prevista per il 12 giugno 2024. Grazie all’eventuale acquisizione, che rappresenterebbe “un’incredibile opportunità”, “otterremmo un significativo passo avanti – conferma Gallo agli analisti e agli investitori – nel consolidamento del settore generando maggiore efficienza, migliore qualità del servizio accelerando anche la transizione energetica al net zero”. Il tema Antitrust, dice, “ce lo porremo ad accordo vincolante raggiunto”.

In ogni caso l’amministratore delegato prova a rassicurare. Con l’eventuale acquisizione “non andremo a cambiare la nostra dividend policy. Abbiamo dimostrato che è una politica equilibrata e che il sistema continuerà a funzionare per la soddisfazione dei nostri azionisti e investitori”. Il meccanismo del 65% del payout “rappresenta il giusto equilibrio tra la remunerazione degli azionisti e la capacità dell’azienda di crescere; il fatto che abbiamo annunciato questo potenziale accordo per 2i ne è una chiara dimostrazione”. L’operazione non cambierà nemmeno i piani del gruppo in Grecia, che “sono stabili e avviati per i prossimi anni”. Qui, ricorda l’ad “ci vorranno ancora un paio di anni per raggiungere lo sviluppo italiano, ma stiamo procedendo molto più rapidamente del previsto e l’obiettivo è che alla fine del 2025 le nostre società siano allo stesso livello”.

Enel, nel primo trimestre 2024 utile a 2,1 miliardi (+44,2%). De Angelis: “Risultati solidi”

Enel al giro di boa del primo trimestre del 2024 con risultati oltre le aspettative di mercato. Gli indicatori, infatti, fanno registrare un trend molto positivo. Al 31 marzo l’utile del Gruppo è di quasi 2,2 miliardi di euro, con un incremento di 668 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In termini percentuali, l’aumento è a doppia cifra, 44,2%. Anche l’Ebitda ordinario supera i 6 miliardi, con un plus di 631 milioni sul 2023 (+11,6%). In questo dato sono racchiuse le buone performace della gestione operativa dei business integrati (Enel Green Power, Generazione Termoelettrica e Mercati Finali), che ammontano a 776 milioni di euro, oltre al miglioramento di Enel Grids.

Il margine operativo lordo ordinario (Ebitda ordinario) dei business integrati va oltre i 4 mld, per effetto soprattutto della maggiore produzione di energia da generazione rinnovabile (+2,8 TWh), soprattutto per l’incremento della produzione da fonte idroelettrica in Italia, Spagna e Cile, nonché per l’ottimizzazione dei costi di approvvigionamento. “I solidi risultati del primo trimestre 2024 confermano l’efficacia delle azioni manageriali intraprese con il Piano Strategico 2024-2026, nonché la resilienza del nostro modello di business in tutti i Paesi di presenza”, commentato il Cfo di Enel, Stefano De Angelis. Che per i prossimi mesi assicura: l’azienda “continuerà a perseguire con grande disciplina un’allocazione selettiva del capitale, massimizzando efficienza ed efficacia della gestione, nonché la sostenibilità finanziaria e ambientale”.

Alla luce di questi risultati, dunque, “siamo fiduciosi di raggiungere tutti i nostri obiettivi per il 2024, inclusa la riduzione del debito netto di Gruppo, che già oggi è sceso a 54 miliardi di euro considerando anche le dismissioni ormai in fase di finalizzazione”, spiega De Angelis. Tornando ai numeri, i ricavi del primo trimestre 2024 si assestano su 19,4 miliardi (-26,4%), mentre gli investimenti sono poco più di 2,5 miliardi (-10%). La situazione patrimoniale evidenzia un capitale investito netto al 31 marzo di 108,8 miliardi, coperto da un patrimonio netto di 48,1 miliardi (in aumento rispetto ai 45,1 miliardi 31 dicembre 2023) e un indebitamento finanziario netto di 60,6 miliardi.

Anche sul piano ambientale la performance è molto positiva, con la produzione a zero emissioni che raggiunto quota 80,7% rispetto alla generazione totale del Gruppo. Molto bene la produzione di energia da rinnovabili, “includendo anche i volumi da capacità gestita, è stata ampiamente superiore rispetto alla produzione da fonte termoelettrica”, raggiungendo 36,7 TWh (+10,9%), a fronte di una produzione da fonte termoelettrica di 9,4 TWh (-44,7%). La potenza efficiente installata netta totale di Enel nel primo trimestre è 81,3 GW (-0,1 GW), dovuta principalmente agli impianti termoelettrici (-0,3 GW in Italia) e geotermici (-0,1 GW negli Usa), diminuzione parzialmente compensata dalla maggiore capacità netta solare (+0,3 GW in Spagna, Brasile e Colombia).

Per quanto riguarda, infine, le vendite di energia elettrica, nei primi tre mesi dell’anno sono 72,9 TWh, in diminuzione di 5,3 TWh (-6,8%, -3,8% a parità di perimetro) rispetto allo stesso periodo del 2023. L’azienda rileva maggiori quantità vendute in Brasile (+0,8 TWh), Cile (+0,2 TWh), Perù (+0,2 TWh) e Colombia (+0,2 TWh) e minori quantità vendute in Italia (-3,6 TWh), Argentina (-0,3 TWh), Spagna (-0,5 TWh) e Romania (-2,3 Twh). In calo anche le vendite di gas naturale, che si attestano sui 2,9 miliardi di metri cubi (-19,4%).

Bollette, Gusmeroli chiede a Pichetto proroga per rientro in mercato tutelato

Chi è nel mercato libero dell’energia ha tempo fino al 30 giugno per poter passare al mercato a maggior tutela e poi, automaticamente, dal primo luglio al mercato a tutele graduali per tre anni. I vantaggi, per il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, ci sono: Arera segnala che nel primo trimestre 2024 non ci sono state offerte nel mercato libero migliori di quello tutelato e, puntualizza, “al momento c’è una grande differenza tra i due“.

Il punto è, spiega, che “la campagna informativa è partita lentamente, mancano ancora le Faq e il monitoraggio degli operatori“. I cittadini che potrebbero risparmiare sono milioni, ricorda Gusmeroli in commissione: “Diciamo questo perché è una situazione che permetterebbe di far risparmiare alle famiglie senza costi per lo Stato, un caso quasi più unico che raro, e senza tassare gli operatori dell’energia“, osserva. Una “vittoria per i cittadini“, per la quale però serve più tempo e più informazione.

Ecco perché il presidente della commissione ha chiesto di sentire i Consumatori e annuncia che farà tre richieste al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin: la proroga del termine del rientro dal mercato libero a a quello tutelato al 31 dicembre, per avere più tempo informativo; la possibilità per tutti coloro che sono nel mercato libero di aderire nel triennio al mercato di tutele graduali, saltando il passaggio al tutelato che non esisterebbe più, e la possibilità di rivolgersi allo sportello del consumatore di Arera e rientrare nel servizio di maggior tutela con una semplice telefonata.

Le richieste di Gusmeroli incassano l’appoggio delle associazioni dei consumatori. Codacons si dice “pienamente favorevole” alla proroga del termine per il rientro al mercato tutelato: “Al momento assistiamo ad una situazione di totale caos – denuncia il presidente Carlo Rienzi -. Tra informazioni carenti agli utenti, procedura macchinosa per il passaggio al Servizio a Tutele Graduali e dubbi circa i reali vantaggi del mercato libero, crediamo serva più tempo per mettere in condizione tutti i clienti che già rientrano nel libero mercato di godere dei benefici delle tutele graduali”. Un’altra richiesta è che si vigili sul corretto operato dei gestori energetici, “affinché non vi siano ostacoli e pratiche scorrette che possano danneggiare gli utenti in questa delicata fase”.

Bene anche per Assoutenti che si conceda più tempo agli utenti per avere “informazioni chiare anche sul passaggio dal mercato libero, oggi meno conveniente, al servizio di maggior tutela per usufruire del servizio tutele graduali”, ribadisce il presidente onorario e responsabile energia, Furio Truzzi.

La decisione politica sarebbe “sensata” anche per il presidente di Consumerismo Luigi Gabriele, contro le “resistenze degli operatori energetici”. Solo la settimana scorsa l’associazione, con Adiconsum Sardegna, avevamo proposto una proroga del mercato tutelato ad Arera e Parlamento perché, analizzato quando sta accadendo, “ci siamo resi conto i consumatori non avrebbero mai avuto il tempo utile per essere adeguatamente informati e compiere scelte consapevoli, tanto più alla luce della tardiva e pressoché inutile attività di comunicazione messa in campo da Arera attraverso Acquirente Unico”, spiega Gabriele, che annuncia che consegnerà a Gusmeroli le oltre 30mila firme raccolte per chiedere la reintroduzione del prezzo unitario di luce e gas, “altro tassello fondamentale per la corretta informazione dei consumatori circa la spesa in bolletta”, sostiene.

In un contesto critico, dove “la libera concorrenza rischia di essere minata da posizioni dominanti e speculazioni”, il Movimento Difesa del Cittadino (Mdc) e altre associazioni hanno presentato un documento condiviso in cui, spiega Mdc, hanno sottolineato la necessità di proteggere i consumatori e gli utenti attraverso normative “robuste e misure preventive efficaci”. Fondamentale, anche per Mdc, è l’ampliamento delle campagne informative, la regolamentazione del telemarketing e del teleselling, e l’intervento normativo contro le pratiche commerciali aggressive e ingannevoli.

“Chiediamo che i consumatori possano rientrare nel mercato tutelato della luce con più semplicità, al telefono, anche quello del numero verde dello Sportello del consumatore di Arera e con un modello unico uguale per tutti gli esercenti, unificando anche la documentazione necessaria”, conferma oggi Marco Vignola, vicepresidente dell’Unione Nazionale Consumatori, nel corso dell’audizione in commissione. Nel documento scritto presentato alla Commissione tra le richieste c’è il ripristino dei bonus sociali ampliati dal Governo Draghi e non rinnovati all’eliminazione delle penali previste per chi recede prima dello scadere del contratto, il giro di vite per le comunicazioni di modifiche contrattuali con lo stop al principio del silenzio assenso, il divieto di alzare il prezzo in caso di contratto a prezzo fisso. “Urge che sul Portale offerte – insiste – sia subito inserita l’opzione dell’offerta del servizio STG, prima del 1° luglio, così da poterla confrontare sia con il mercato libero che con il Servizio di Maggior Tutela”.

nucleare

INFOGRAFICA INTERATTIVA Nucleare, la produzione globale dagli anni ’60 al 2022

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati Ember, è illustrato l’andamento della produzione di energia nucleare a livello globale dal 1965 al 2022. Come di vede la crescita è stata costante nel tempo con uno stop nel 2012 (nel 2011 si verificò il disastro di Fukushima in Giappone) e una ripresa negli anni successivi.

Ecuador e Colombia: le ragioni di una doppia crisi idrica ed energetica

Colombia ed Ecuador, due potenze idroelettriche confinanti che dipendono l’una dall’altra per l’energia, stanno affrontando una grave siccità che le espone a carenze e razionamenti senza precedenti. Sono diverse le ragioni di questa crisi idrica e energetica.

Negli ultimi decenni, il riscaldamento globale e la crescita demografica hanno ridotto la disponibilità di acqua in Colombia ed Ecuador, i cui mix energetici dipendono fortemente dalle precipitazioni: rispettivamente il 70% e il 92% dell’elettricità è generata da centrali idroelettriche, secondo i ministeri dell’energia dei due Paesi. La quota di energia fotovoltaica ed eolica è rispettivamente del 5% e di meno dell’1%. Il fenomeno climatico ciclico El Niño, particolarmente forte quest’anno, ha amplificato l’aumento delle temperature nella regione e l’Ecuador ha vissuto un periodo “anormalmente secco” negli ultimi mesi, secondo la sua agenzia climatica. La regione di Azuay (sud), dove si trovano i bacini di Mazar e Paute, che forniscono il 38% dell’elettricità del Paese, è stata colpita da una grave carenza di precipitazioni. In Colombia, la siccità ha esacerbato lo scoppio di incendi che da gennaio hanno devastato decine di ettari di vegetazione, anche nella regione amazzonica, solitamente molto umida. A Bogotà, dieci milioni di persone sono soggette a razionamento dell’acqua dall’11 aprile.

In Colombia, le riserve idriche che alimentano il sistema energetico sono ai minimi storici, riempite solo al 30% della capacità. Il serbatoio di El Peñol, nel nord-ovest, il più grande del Paese, ha addirittura raggiunto un livello critico del 25%. Le centrali termoelettriche (a gas e a carbone) hanno quindi dovuto funzionare a pieno regime per rifornire la popolazione. Ismael Suescun, ingegnere e professore in pensione dell’Università di Antioquia, spiega che le riserve accumulate durante la stagione delle piogge e le centrali elettriche “in ottime condizioni” hanno permesso di evitare il razionamento dell’elettricità. In Ecuador, invece, dove la diga di Mazar si è prosciugata a metà aprile, il razionamento dell’energia è stato decretato pochi giorni prima di un voto popolare per inasprire le leggi contro il narcotraffico. Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha denunciato un “sabotaggio”, insinuando che la diga di Mazar fosse stata svuotata intenzionalmente, ma le immagini fornite all’AFP dalla società satellitare Planet mostrano un calo continuo dei livelli d’acqua della diga tra gennaio e aprile, piuttosto che un calo improvviso. A metà aprile, inoltre, la Colombia è stata costretta a interrompere l’esportazione di energia elettrica verso l’Ecuador, aggravando la crisi nel suo vicino, che ha ordinato tagli di corrente giornalieri della durata massima di 13 ore. Ma lunedì, con il ritorno delle piogge, il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato sul suo account X che il suo Paese “sta per ricominciare a vendere energia all’Ecuador”, con i bacini idrici colombiani che si sono nuovamente riempiti.

Per Jorge Luis Hidalgo, consulente energetico, la crisi ecuadoriana ha un “peccato originale”: le compagnie minerarie e altre grandi imprese beneficiano di tariffe quasi dieci volte inferiori al prezzo pagato dallo Stato per le importazioni dalla Colombia. Di conseguenza, il denaro che arriva nel Paese è insufficiente per sviluppare le infrastrutture e garantire la “manutenzione e le operazioni”. È un sistema che non lascia “alcun ritorno sull’investimento”, continua. Da parte colombiana, le infrastrutture non hanno tenuto il passo con la crescita della popolazione. In particolare, Petro è stato criticato per aver rinunciato alla costruzione di un nuovo bacino idrico per motivi ambientali quando era sindaco di Bogotà (2012-2015). Petro ha difeso la sua decisione e ha imputato l’attuale carenza al “grande processo di urbanizzazione e all’aumento insostenibile della domanda di acqua”.

Addio al gasolio: solo energia da fonti rinnovabili per le Olimpiadi di Parigi

Neanche una goccia di gasolio”: sia allo Stade de France che al Vélodrome National, i Giochi Olimpici di Parigi saranno illuminati e alimentati da energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, rompendo con le abitudini di consumo di gasolio delle grandi competizioni sportive. È un fatto poco noto che i grandi eventi sportivi e culturali utilizzano quasi sempre generatori alimentati a gasolio per soddisfare le principali esigenze energetiche: trasmissioni televisive, schermi, illuminazione, ecc. “La sera di una partita di calcio si consumano 4.000 litri di gasolio e si immettono nell’atmosfera 12 tonnellate di CO2 equivalente”, ha dichiarato all’AFP Nicolas Perrin, direttore per Parigi dell’Enedis, il gestore della rete pubblica di distribuzione elettrica. Tuttavia, Enedis sottolinea che l’organizzazione delle Olimpiadi di Parigi vuole “cambiare il paradigma”: la regola sarà quella di utilizzare la rete elettrica negli stadi olimpici per l’alimentazione principale, e non i generatori. Questi ultimi saranno presenti, ma verranno accesi solo come “ultima risorsa”.

Questo impegno rientra nell’obiettivo più ampio di dimezzare le emissioni dirette e indirette di gas serra di questi Giochi, rispetto a quelli di Londra e Rio. Per eliminare l’uso dei generatori nelle 42 sedi olimpiche e nelle 19 sedi paralimpiche, Enedis ha stanziato 100 milioni di euro per investimenti in 8.000 interventi e progetti di connessione o messa in sicurezza della rete elettrica. “Per garantire la massima qualità, abbiamo proposto di raddoppiare la fornitura in modo da avere due punti di consegna per ogni sito”, spiega Nicolas Perrin. In questo modo, sono stati potenziati siti storicamente collegati ma la cui fornitura non era sufficientemente dimensionata, come lo Stade de France o il Vélodrome national di Montigny-le-Bretonneux (Yvelines).

Non possiamo permetterci un’interruzione di corrente per una gara di 100 metri in 9,58 secondi”, sottolinea Damien Pillac, responsabile dell’energia per Parigi-2024, riferendosi al record del giamaicano Usain Bolt. A Montigny, ai piedi della pista ciclistica di 250 metri, ‘Jeannie’ si sentirà meno sola: la centrale principale, intitolata alla campionessa di ciclismo Jeannie Longo, sarà integrata da una seconda centrale temporanea. Allo Stade de France, la seconda sottostazione sarà mantenuta anche dopo i Giochi Olimpici. L’obiettivo è sfruttare la “vetrina di Parigi-2024” per “aiutare il mondo degli eventi a fare il passo di collegarsi alla rete” e “abbandonare l’uso massiccio di generatori”, sottolinea Marc Fleury, direttore di Enedis Yvelines.

In termini pratici, il sistema è progettato in modo che “se avessimo un problema con il sistema normale (la sottostazione principale), il sito passerebbe a una fornitura di emergenza” (la seconda sottostazione), spiega Nicolas Perrin. In tutti i siti, Paris-2024 ha previsto una “terza linea di sicurezza che utilizza dei generatori, ma questi entreranno in funzione solo se gli schemi 1 e 2 non saranno più operativi”, cioè “una probabilità quasi nulla”, sottolinea Enedis, che sostiene che la sua rete è sicura al “99,9%”.

Enedis ha portato la sua rete anche nei siti temporanei, nelle aree di celebrazione, nelle fiaccole, ecc. fornendo “terminali per eventi”. Queste cassette di alimentazione retrattili nel terreno possono essere utilizzate in occasione di grandi eventi pubblici, come sfilate di moda o concerti. L’evento equestre di fondo nel parco del Castello di Versailles, troppo lontano dalla rete, sarà alimentato da un generatore a emissioni zero, una sorta di grande batteria elettrica trasportata da un camion.

Un’ultima novità: i Giochi promettono di essere alimentati da “energia rinnovabile al 100%”, grazie a una partnership con la società elettrica francese EDF. Poiché la rete non è in grado di risalire all’origine dell’elettricità, i volumi consumati dai Giochi saranno coperti da garanzie di provenienza da otto parchi eolici e solari, che certificheranno l’immissione in rete di una quantità equivalente di elettricità verde. Nella terra dell’atomo, questa scelta di energia verde si spiega con il contesto della candidatura di Parigi nel 2015. All’epoca si parlava di smantellare i reattori nucleari piuttosto che di costruirne di nuovi, come vorrebbe fare oggi il governo francese.

G7 Ambiente verso ‘accordo storico’: addio al carbone entro 2035. In serata scontri a Torino

G7 verso un accordo ‘storico’. I ministri dell’Ambiente e dell’Energia riuniti a Venaria sono vicini a un‘intesa sull’addio al carbone nella produzione di energia tra il 2030 e il 2035. Sulla spinta dell’Onu, ad aprire la strada “con azioni più ambiziose”, alle porte di Torino si lavora alacremente per arrivare a un testo comune in vista della dichiarazione finale, attesa martedì alla fine della seconda giornata di summit. “Abbiamo una grande responsabilità. La comunità internazionale attende un nostro messaggio”, sottolinea Gilberto Pichetto Fratin aprendo, alla Reggia, la riunione dei ministri.

A fronte di una fuga in avanti, a ministeriale ancora in corso, del ministro britannico Andrew Bowie, che parla del raggiungimento di un accordo storico “per abbandonare il carbone nella prima metà degli anni 2030”, il padrone di casa è più cauto. Al momento, infatti, sembra vi sia un accordo di tipo tecnico, e si stia lavorando per raggiungere un’intesa politica. “Manca il timbro dell’accordo politico tra Paesi”, conferma il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica che presiede i lavori.
Il peso ‘politico’ del vertice si vedrà dunque martedì, con la dichiarazione finale. Il dibattito è incentrato sulla data: alcuni paesi come la Francia stanno conducendo una campagna affinché il G7 abbandoni il carbone entro il 2030, ma il Giappone in particolare, dove un terzo della sua elettricità proviene dal carbone, è riluttante a fissare una scadenza. Così come la Germania. L’Italia, dal canto suo, punta a essere un’apripista, con un phase-out fissato “in tempi brevissimi”. “Può essere l’anno prossimo o anche prima”, spiega Pichetto. Il dubbio è dettato dalla condizione geopolitica. Di fatto, racconta, “c’è un atto di indirizzo firmato da me che dà la riduzione al minimo delle produzioni di carbone di due centrali di Civitavecchia e Brindisi a fine settembre. Ho optato per la riduzione al minimo perché c’era il grande dubbio che potesse succedere qualcosa sul quadro geopolitico internazionale”.

Sul tavolo del G7 anche temi come la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento per i sistemi di energia rinnovabile, così come il riutilizzo dei minerali, per dipendere meno dalla Cina, che domina il settore delle tecnologie verdi. Secondo l’Italia, terre rare ed energie rinnovabili saranno al centro dei colloqui con le delegazioni africane invitate a Torino. Sul tema del rapporto con le nazioni in via di sviluppo e le economie emergenti, Pichetto annuncia tre priorità: “concretezza, cooperazione in particolare con l’Africa, un approccio pragmatico e non ideologico secondo il principio di neutralità tecnologica”. Sull’Africa, in particolare, il ministro ribadisce “la necessità di partenariati di tipo non predatorio”, così come vuole il Piano Mattei. Più in generale, tra i temi al centro della due giorni torinese, il ministro parla di “rinnovabili, efficienza energetica, uscita progressiva dai fossili, biodiversità, ma anche ricerca per il nucleare di nuova generazione, fusione, economia circolare, materie prime critiche, biocarburanti”. 

Inoltre, Canada, Francia, Germania e Regno Unito, che spingono per l’adozione di un trattato per ridurre l’inquinamento da plastica, hanno intenzione utilizzare il G7 per cercare di mobilitare Usa e Giappone, che sono più riluttanti. Secondo una fonte francese, il G7 dovrebbe impegnarsi a ridurre la produzione di plastica, presente ovunque nell’ambiente, dalle cime delle montagne al fondo degli oceani, oltre che “nel sangue degli esseri umani”. Per questo, “il G7 si impegna a ridurre la produzione globale di polimeri primari per porre fine all’inquinamento da plastica nel 2040”, come si legge in una bozza del comunicato finale.

A Torino, serata di tensioni  per il corteo promosso da centri sociali e collettivi studenteschi per protestare contro la presenza in città di ministri e delegazioni. Partito da Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, il corteo è stato bloccato più volte dalle forze dell’ordine che al lancio di bottiglie e uova hanno risposto con idranti e lacrimogeni. I manifestanti, per lo più appartenenti a centri sociali, tra cui Askatasuna, e a collettivi studenteschi hanno tentato a più riprese di raggiungere gli hotel che ospitano i ministri. Il corteo ha quindi sfilato per le vie intorno all’ateneo dietro lo striscione ‘Contro il G7 di guerre e devastazione. Fuori i ministri e zone rosse da Torino’, per poi sciogliersi verso le 22 davanti a Palazzo Nuovo da dove era partito. Al termine sarebbero una cinquantina le persone identificate per le quali potrebbe scattare la denuncia per violenza a pubblico ufficiale aggravata, lancio di oggetti e danneggiamento. Secondo i manifestanti tra loro ci sarebbero cinque feriti. Tre invece i contusi tra le forze dell’ordine. ‘‘Solidarietà alle forze dell’ordine che in queste ore stanno subendo gli attacchi violenti di un gruppo di manifestanti a Torino. Faccio appello a tutti: ogni contributo al confronto è prezioso purché sia portato in modo costruttivo e pacifico’‘, ha fatto sapere in una nota il ministro Pichetto, che aggiunge: ‘‘il G7 si appresta ad adottare una decisione storica sullo stop all’uso del carbone. È la dimostrazione dell’impegno concreto dei nostri Paesi nel contrastare il cambiamento climatico e nel proteggere l’ambiente”.
Oggi, Askatasuna ha indetto una conferenza stampa (alle 12 in via Accademia, a Torino) per “raccontare la verità” sulle proteste di ieri sera.

Piano Mattei, la nipote del fondatore Eni a Tajani: “Zio Enrico se l’aspetta, è ora”

Mi raccomando questo Piano Mattei… Zio Enrico se lo aspetta, dice che è ora“. Lo ha detto la nipote del fondatore di Eni, Rosangela Mattei, incontrando il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della cabina di regia proprio sul piano per l’Africa che porta il nome dell’imprenditore italiano. A creare l’occasione per il siparietto andato in scena stamani, davanti Palazzo Chigi, è l’esposizione dell’Alfa Giulietta appartenuta proprio a Enrico Mattei. “Abbiamo finito ora la riunione“, dice il responsabile della Farnesina. “E’ stata lunga“, ribatte l’erede di Mattei. E Tajani controribatte: “Vuol dire che abbiamo lavorato“.

Energia, Casella (Dg Near): “Favoriamo dialogo tra stakeholders e banche”

E’ importante che “gli stakeholders dell’energia e le banche, non solo internazionali, ma anche locali, si parlino perché molte volte non c’è questo questo dialogo. Questa è veramente è una delle cose più apprezzate del programma. Ne abbiamo già fatti alcuni in vari Paesi e ce ne saranno altri ancora”. Lo dice a GEA Cristina Casella, program manager della Dg Near (direzione generale Vicinato e negoziati di allargamento) dell’Unione Europea in occasione del terzo e ultimo ultimo appuntamento con le settimane di meetMED, che si svolge ad Hammamet, in Tunisia. “Stiamo cercando – ha aggiunto – di lavorare sulle politiche effettivamente. Perché alcuni Paesi hanno già delle politiche più avanzate sulle case green e altri no. Effettivamente lavoriamo sia sulle politiche sia sugli investimenti, abbiamo un approccio globale per l’idea dei target climatici”.

Energia, Casella (Dg Near): “Lavoriamo per sviluppo rinnovabili in Nord Africa”

“Abbiamo una strategia congiunta con i Paesi del vicinato e quindi lavoriamo essenzialmente su alcuni elementi che sono veramente fondamentali della transizione. Cerchiamo di sviluppare tutto quello che riguarda le rinnovabili perché c’è un grandissimo potenziale” in Nord Africa, “c’è molto sole, c’è molto vento e molto spazio. Quindi c’è la possibilità”. Lo dice a GEA Cristina Casella, program manager della Dg Near (direzione generale Vicinato e negoziati di allargamento) dell’Unione Europea in occasione del terzo e ultimo ultimo appuntamento con le settimane di meetMED, che si svolge ad Hammamet, in Tunisia. “Però – aggiunge – c’è ancora molto lavoro da fare”. A partire da “assistenza tecnica, formazione e finanziamenti. Lavoriamo non soltanto da Bruxelles, ma anche nelle nostre delegazioni”.